Il nostro Generale

SERIE TV

Dalla lotta al terrorismo alla strage di via Carini. Sergio Castellitto è Carlo Alberto dalla Chiesa, uomo dello Stato che alla democrazia e alla libertà ha dedicato la propria vita. Dal 9 gennaio in prima serata su Rai 1

2022,Dalla Chiesa

Quarant’anni fa, era il 3 settembre 1982, la strage di via Carini a Palermo, nella quale, per mano della mafia, persero la vita Carlo Alberto dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente della scorta Domenico Russo. La serie Tv di Lucio Pellegrini, prodotta da Rai Fiction e da Stand By Me ci porta indietro di dieci anni, quando il Generale dalla Chiesa, interpretato da Sergio Castellitto, viene trasferito dalla Sicilia, dove era impegnato nella lotta alle organizzazioni mafiose, a Torino dove le Brigate Rosse stanno iniziando a rivendicare le loro prime azioni di propaganda armata. “Questa è la storia della guerra tra Stato e Brigate Rosse, come non è stata ancora raccontata – dice il regista Lucio Pellegrini – dai rapimenti lampo del 1973 all’arresto dell’ultimo capo delle Br, Giovanni Senzani, nel 1982, passando dal rapimento di Aldo Moro a Patrizio Peci, il primo pentito delle Br. Un decennio cupo e violento, che si è lasciato dietro un’enorme scia di sangue. Una guerra, combattuta da ragazzi: da un lato i giovani aderenti alle organizzazioni terroristiche rivoluzionarie, dall’altro un gruppo di ventenni, carabinieri e poliziotti, appartenenti ai Nuclei speciali antiterrorismo. Al centro la figura di Carlo Alberto dalla Chiesa che indaga sul clima di tensione che sta investendo il triangolo industriale. Il Generale lentamente riesce a comprendere e poi a colpire le Brigate Rosse, grazie a un lavoro di analisi modernissimo e all’utilizzo di armi inedite per l’epoca, come gli infiltrati e poi anche i pentiti”. La serie si avvale della consulenza storica del giornalista Giovanni Bianconi e del coinvolgimento, in fase di produzione, dei familiari del Generale dalla Chiesa, di membri del Nucleo speciale antiterrorismo, di magistrati che hanno partecipato alle indagini e poi istituito i processi. Al centro della narrazione la squadra di dalla Chiesa, che sposa con tenacia e passione la battaglia del Generale. “Il titolo è caldo – prosegue il regista – perché racconta del rapporto che questo gruppo di ragazzi messo insieme proprio da dalla Chiesa negli anni Settanta, ha con la propria guida. Al tempo stesso la serie mette in scena il rapporto intimo che racconta di un uomo che cerca di ricreare una situazione quasi di normalità familiare in una situazione tanto difficile”.  Rita dalla Chiesa, primogenita del Generale, ricorda “un papà molto presente”, che di mamma Dora era “un marito innamoratissimo. Mamma era la cassaforte di mio padre, a lei raccontava qualunque sua fragilità, dubbi e incertezza: lei incamerava tutto, papà sapeva di potersi fidare ciecamente di lei”. Da Rita il ringraziamento a tutti coloro che hanno preso parte al film: “Ci ho trovato amore, emozione, passione, e un grande punto interrogativo, perché è successo tutto questo?”. Amore e passione manifestate anche nel titolo della serie: “‘Il nostro generale’ significa il generale di tutti noi, significa qualcuno che ci è appartenuto, anche intimamente anche se non l’abbiamo conosciuto – afferma Sergio Castellitto – tutti, come cittadini, quel giorno siamo stati colpiti, abbiamo sofferto per quella morte, per il dolore dei figli. E tutti ci siamo sentiti in qualche misura figli. Ma figli soprattutto di una generazione di uomini che oggi forse fatico un po’ a immaginare, persone per le quali il senso del dovere, dell’abnegazione, il sentimento della difesa della democrazia, seppure fragilissima, come era a quel tempo, avevano un significato profondo. Una delle cose che mi commuove di più, tra quelle che Carlo Alberto dalla Chiesa ha detto o scritto è che certe cose si fanno per continuare a guardare in faccia i propri figli, il futuro”. Castellitto sottolinea come Dalla Chiesa avesse capito “che la lotta armata, condita con i sentimenti ideologici e rivoluzionari di chi la faceva, realtà terrificante, aveva comunque alla base un sentimento di rottura nei confronti di una società che ad alcuni non appariva giusta. Forse perché era un militare, come prima intuizione ebbe quella di conferire una certa dignità all’avversario, al nemico. Questo gli ha consentito, in qualche misura, di attuare un tipo di strategia psicologica, investigativa. La vera novità fu la sua capacità di investigare”. Realizzata con la collaborazione del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, con il sostegno del Ministero della Cultura e di Film Commission Torino Piemonte, la serie è stata girata anche in alcuni luoghi delle vicende narrate, tra cui la Caserma dei Carabinieri Pietro Micca di Torino e il cortile dove le Brigate Rosse uccisero Fulvio Croce, presidente dell’Ordine degli avvocati del capoluogo piemontese. Nel cast, al fianco di Sergio Castellitto, Antonio Folletto (Nicola), Teresa Saponangelo (Dora Fabbo), Flavio Furno (Cap. Gian Paolo Sechi), Andrea Di Maria (Trucido), Viola Sartoretto (Minnie), Stefano Rossi Giordani (Tedesco), Roberto De Francesco (Col. Enrico Riziero Galvaligi), Alessio Praticò (Umberto Bonaventura), Romano Reggiani (Funzionario), Renato Marchetti (Mario Rossi), Cecilia Bertozzi (Simona dalla Chiesa), Camilla Semino Favro (Rita dalla Chiesa), Luigi Mola (Nando dalla Chiesa). La serie prodotta da Simona Ercolani è scritta da Monica Zapelli e Peppe Fiore, la regia è di Lucio Pellegrini e Andrea Jublin.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.02