Il Mondiale è di tutti
QATAR 2022
Lele Adani, nella squadra dei commentatori di Rai Sport, è pronto a raccontare con tutta l’emozione del caso il Campionato del mondo di calcio. Il RadiocorriereTv lo ha incontrato poco prima della partenza dall’Italia
Un Mondiale in assenza della nostra Nazionale da raccontare agli italiani. Da dove si comincia?
Si comincia dalla passione, dalla magia, dai grandi campioni, dalle storie. Dal fatto che il Mondiale di calcio è l’evento più popolare di questo sport, che è a sua volta il gioco più popolare di tutti. Per la proprietà transitiva il Mondiale è di tutti, e questa è la cosa più bella. Dispiace ovviamente non esserci con la nostra nazionale. Sappiamo anche che tanti dei protagonisti, giocatori che hanno caratterizzato le storie di noi tutti nell’ultimo ventennio, saranno al canto del cigno. Penso che tutto questo sia già tanto per attendere con impazienza l’avvio del Campionato del mondo.
Prima in campo, ora al microfono della Rai, come è cambiato il suo modo di vedere e vivere il calcio?
Da calciatore è stato un sogno realizzato, adesso cerco di accompagnare il sogno dei calciatori che lo stanno ancora vivendo, facendolo entrare con rispetto, trasporto e preparazione nella testa e nel cuore di coloro che seguono questo sport.
Diamo uno sguardo al campo di gioco, quali sono le nazionali favorite?
A mio avviso ce ne sono tre: Brasile, Francia e Argentina. Ma sarà un Mondiale che ci regalerà sorprese perché ci sono nazionali preparate, penso alla Spagna, alla Germania, all’Inghilterra, e poi il Portogallo è una squadra forte, così come l’Uruguay, che ha un buon ricambio generazionale e storicamente è difficilissima da battere. Non possiamo nemmeno escludere qualche sorpresa…
C’è una formazione che la incuriosisce in modo particolare?
Penso che possa essere proprio il Portogallo, veramente forte, una squadra che ha giocatori nei più grandi club del mondo. La seguirò con attenzione: qualche volta ha stupito, altre è arrivata e non ha raccolto. E poi ha Ronaldo, che sta vivendo un momento un po’ delicato e che in Qatar avrà il suo ultimo grande atto a livello mondiale.
Il campione che ci stupirà?
Sono tanti. Ai Mondiali arrivano i giocatori più forti, non è un campionato under. Penso all’uruguaiano Darwin Núñez che potrebbe dare il cambio a Suarez e a Cavani e potrebbe lasciare il segno, sta acquisendo sempre più titolarità nel Liverpool, sono curioso di vederlo.
La finale dei sogni?
Brasile-Argentina.
Scenario possibile?
Ci sono possibilità. L’Argentina ha trionfato proprio in Brasile con gol di Di Maria al Maracanã aggiudicandosi l’ultima Copa América, il Brasile è una squadra con giocatori fortissimi, campioni. Ma la Francia non sarà d’accordo.
Il ricordo più caro legato ai Mondiali?
Il commento, nel 2014, della partita Spagna-Cile giocata al Maracanã. La Spagna veniva da un ciclo supervincente e il Cile si riappropriò dei propri colori. Il risultato fu di 0-2. Non potrò mai dimenticare l’esplosione d’amore dei 50 mila cileni. Era il Cile di Sampaoli. Un momento incredibile in cui si fermerà la grande Spagna.
Da dove deve ripartire la Nazionale azzurra per ritrovare vigore?
Dalla mente del proprio allenatore, dalla capacità di ritrovarsi e rinnovarsi, dal dar fiducia ai giovani talenti italiani. E dal fatto che la nostra è una Nazionale che non può mai calare l’attenzione. L’Italia, storicamente, ha un passaggio quasi naturale e repentino che la porta dalle stelle alle stalle.
Cosa ha messo in valigia?
Magliette a maniche corte perché sarà caldissimo, ma soprattutto grande entusiasmo.
Cosa si aspetta dal Qatar?
Che ci siano calore, organizzazione e grande rispetto nei confronti di tutti i tifosi del mondo. Il Mondiale spinge le persone a fare grandi sacrifici per seguire le proprie nazionali, e dato che il Quatar non è un Paese calcistico per tradizione, mi auguro che si faccia trascinare e ammaliare da tutto l’entusiasmo che arriverà dal mondo intero.