Il mio viaggio nelle contraddizioni del Paese

Al timone di “Mi manda Ra3”, la storica trasmissione della terza rete, il giornalista racconta al RadiocorriereTv le sue origini, le scelte di vita e di lavoro, le grandi inchieste, ma anche le passioni del, poco, tempo libero.

Conosciamo meglio Federico Ruffo. Ostia, il luogo in cui è cresciuto e che menziona spesso, non è l’origine della sua famiglia. Ci racconta?

La mia famiglia arriva dall’Aspromonte. Mio nonno era un pastore, muratore, falegname ed emigrò a Roma e quindi ad Ostia dove siamo cresciuti tutti in un alloggio popolare. Vivevamo in sette, otto in una casa in cui oggi fatico a pensare. Tutti guardano Ostia come un posto pericoloso, io invece la trovo bellissima ed è uno dei motivi per i quali non mi sono mai voluto trasferire. Quello che ho imparato ad Ostia aiuta a percepire lo stato reale del Paese.

Voleva occuparsi di calcio. Quale evento ha cambiato tutti i suoi piani?

Lavoravo per un settimanale locale. Accadde un fatto di cronaca tremendo, la scomparsa di un bambino e le telecamere arrivarono da tutte le parti del mondo. Il bambino fu ritrovato morto dopo un tentativo di violenza. Scoprii in quei giorni che il piccolo era il fratello di una mia cara compagna di scuola delle elementari che vidi lanciare un appello televisivo e che in quei giorni trovò il coraggio di denunciare il padre per violenza ai carabinieri. Ricordai quanto fosse taciturna e mi domandai all’improvviso se, quando non parlava, avesse vissuto abusi a casa. Ma soprattutto mi chiesi cosa noi compagni avremmo potuto fare per comprendere meglio. Questo mi portò a ripensare il mio mestiere e chiesi di occuparmi di cronaca.

Che viaggio è stato quello verso “Mi manda Rai Tre”?

Lunghissimo, a volte interminabile, complicato, perché quando vieni da un posto come il mio, le possibilità sono più ristrette, come per tanti miei colleghi. Il mio viaggio in Rai, però, iniziò proprio con una collaborazione con “Mi manda Rai Tre”, dove guardavo Andrea Vianello chiedendomi se ci fosse per me una possibilità un giorno. Ecco, oggi tutto questo mi porta ad un senso di circolarità. In mezzo ci sono tanti chilometri e tanta fatica. Anche a “Report” ero molto felice. Un viaggio bellissimo.

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