Il carburante della mia vita
Trent’anni di “Linea Blu” e un amore incondizionato per il mare, perché, come scrisse Jacques-Yves Cousteau, “dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima”. Il RadiocorriereTv incontra la conduttrice dello storico programma di Rai 1
Trent’anni di “Linea Blu” c’è una frase con la quale potrebbe sintetizzare le emozioni di questa lunga avventura?
La più significativa per me è quella “rubata” a Jacques-Yves Cousteau: “Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima”. Quando ti innamori del mare, quando lo scopri, quando cominci a frequentarlo, non puoi più farne a meno. Per noi italiani è anche una questione genetica, siamo mediterranei, anche senza saperlo, abbiamo una relazione strettissima con il nostro mare. Questa è una frase nella quale mi sono sempre riconosciuta, ancor prima di andare sott’acqua, perché quella del mare è una dimensione che non ha confini, è fatta di solidarietà, di viaggi, di porti dove fare ritorno. È diventato il mio mondo, un viaggio che mi ha avvolto e mi ha preso completamente, una lunghissima avventura.
Cosa pensa di aver dato lei al racconto di “Linea Blu”?
Contenuto. In questo programma niente è stato mai costruito ai fini televisivi, tutto è stato raccontato per fare divulgazione. Non c’è mai stata una sceneggiatura, un artifizio o una costruzione ai fini dell’ascolto o dello scoop, al contrario c’è sempre stata una narrazione molto fedele, rigorosa, un gran lavoro di preparazione. Per me è sempre stato un modo per fare qualcosa per il mare, per sensibilizzare la società civile, cercando da una parte di informare e di divulgare, dall’altra di stimolare azioni concrete per la sua tutela.
Tra i tanti momenti che ha vissuto ce n’è uno che più di altri le è rimasto dentro?
Ho avuto la fortuna di vivere tantissime emozioni in questi anni, di volare sulle coste più belle a bordo di elicotteri, rigorosamente col portellone aperto (ride), di respirare l’aria delle nostre coste volando, ho navigato sulle grandi navi da crociera, come sulle grandi navi grigie della nostra Marina Militare e sul mitico Amerigo Vespucci, facendo esperienze anche sui sommergibili sottomarini. Ho volato con il deltaplano a motore con Angelo D’Arrigo, mi sono lanciata dalla rupe di Scilla col parapendio e “volare” con il gommone volante. Credo d’aver provato tutto quello che si potesse provare andando per mare, tutti i mezzi possibili, dagli yacht meravigliosi come il Falcone maltese, alle barche più piccole come la Passera con cui ha fatto la 50esima edizione della Barcolana, una barca storica piccolissima con la quale abbiamo navigato come negli anni ’50, scalzi, con le divise di cotone e con il pantalone risvoltato perché imbarcava acqua. Quando parlo di una grande emozione è esattamente questo, aver vissuto tante vite sul mare, sempre stata accolta da tutti, tanto da sentirmi una di loro sempre, su un peschereccio come su una nave da guerra, su una nave commerciale come su una da crociera. Io ero sempre parte dell’equipaggio.
Ha conosciuto il mare anche nelle sue profondità, da subacquea esperta cosa si capisce da laggiù di quello che siamo noi esseri umani?
È, purtroppo, chiara la nostra indifferenza o superficialità rispetto a quella che è una pressione insostenibile oggi sul mondo sottomarino. Gli abitanti del mare comunicano tra loro, il rumore emesso con tutte le nostre attività a mare, l’intenso traffico marittimo, li disorienta, li uccide. Se non impariamo a tenere tutto questo sotto controllo, a ridurre le emissioni acustiche, avremo altri problemi nei prossimi anni. Sott’acqua c’è una invasione di plastica, è ovunque e raggiunge anche le profondità più importanti, gli habitat marini hanno subito una forte semplificazione, gli ecosistemi sono sempre più sofferenti. Se una volta c’erano molte specie di pesce, una grande varietà di habitat coralligeni e di posidonia, oggi sono venuti meno alcuni anelli fondamentali della catena. La meraviglia, però, è che quando ci si immerge nelle aree marine protette, in particolare nelle zone dove la tutela è integrale, la vita ritorna nel giro di pochissimo tempo. Questo vuol dire che il nostro mare, pur essendo così piccolo, ha una capacità rigenerativa straordinaria, sta a noi considerarla un’opportunità per farlo tornare a essere meraviglioso come ai tempi di Ulisse.
Cosa vuol dire vivere sulle coste del Mediterraneo?
Il Mediterraneo è un mare tra le terre, ma ha caratteristiche molto comuni a un oceano, profondità importanti, continenti che si affacciano, ma soprattutto una cultura mediterranea fatta di connessioni, di scambi. Da questo punto di vista non ha confini, è sempre stato un crocevia di traffici, di contatti, di culture che si intrecciavano, basta guardare la Sicilia con le sue contaminazioni nell’architettura, nella gastronomia, anche nei caratteri somatici. A Pantelleria, per esempio, si trovano fioriture simili a quelle oceaniche, le correnti, o lo stretto di Messina con le sue condizioni particolari che favoriscono la presenza di laminaria e altre specie oceaniche. Tutto questo racconta che le popolazioni del Mediterraneo sono sempre state molto aperte, hanno accolto chi arrivava dall’altra parte del mare. Un mare semichiuso, che non ha niente da invidiare agli oceani, ma deve essere tutelato, aumentando la percentuale di protezione almeno al 30% entro il 2030.
“Linea Blu” ha fatto scuola, qual è la caratteristica che non può mancare a un conduttore di questo programma?
Un amore incondizionato per il mare e, per come interpreto il mio ruolo di conduttore, autore e anche un po’ di comandante di questa “Linea Blu”, la serietà. È sempre stata la cifra mia e di Puccio Corona fin dal primo anno, la voglia di mettersi a disposizione degli altri, delle persone anche semplici abbiamo incontrato lungo il viaggio, non essere mai protagonisti, ma far sì che lo fossero gli altri, e poi prepararsi al massimo per offrire al pubblico una lettura che vada oltre le apparenze, quelle che quando si va in vacanza si vedono immediatamente. Andare oltre è il nostro dovere di Servizio Pubblico.
Mare d’inverno o mare d’estate?
Nel Mediterraneo non c’è una stagione preferita, io l’estate lavoro sempre, me lo godo un po’ più d’inverno e quelle rare volte che mi è capitato di fare un bagno, magari per il mio compleanno a ottobre, era perché mi trovavo a Lampedusa e faceva ancora caldo. Bellissimo! In realtà non ho una stagione preferita, questo è un mare che ti avvolge sempre, non a caso tutte le persone che scelgono di stargli vicino lo fanno per migliorare la propria qualità di vita, per il proprio benessere.
Nel blu tutte le sfumature della vita del mare e in mare. Cosa suscita in lei questo colore?
Pace, tanta energia. È stato il carburante della mia vita, e spero lo sarà ancora a lungo.