Hildegard De Stefano
Suono e trovo la mia identità
Il RadiocorriereTv incontra Hildegard De Stefano, che nella fiction di Rai1 interpreta Sara Loffredi. La sua passione più grande? Il violino. «Nei momenti di difficoltà la musica è stata l’unica cosa in grado di attraversare la mia anima» afferma la musicista e attrice milanese
A due anni di distanza dalla prima stagione com’è stato ritrovarvi tutti insieme sul set?
Un po’ come ritrovarsi in famiglia. Abbiamo iniziato a girare lo scorso anno quando c’erano i primi casi di covid e si cominciava ad avere paura di quello che stava succedendo. Dopo due settimane di lavoro siamo stati fermati e per diversi mesi abbiamo avuto il timore di non riuscire a riprendere. Poi siamo ripartiti con le nuove norme da seguire, tra mascherine, tamponi e distanziamenti il set è cambiato. Riuscire a finire la seconda stagione è stata una vera fortuna, bellissimo. Vederla in onda è un risultato desiderato per tanto tempo.
Due anni sono tanti, vi siete trovati cambiati?
Ognuno ha fatto i suoi approfondimenti, siamo arrivati sul set cresciuti per età e, speriamo, anche un poco in questa nuova arte che abbiamo iniziato a conoscere. È stato interessante fare un gradino in più, affrontare nuove sfide. Abbiamo ritrovato anche i nostri personaggi un po’ più grandi, la storia è cresciuta con loro.
Come è cambiata Sara, il suo personaggio?
La mia Sara è più donna, per la prima volta si trova a fare i conti con l’amore. L’abbiamo sempre vista giocare con i ragazzi, lei non si era mai innamorata. Farà nuove esperienze e il pubblico scoprirà una sua nuova debolezza.
Da musicista, come ha vissuto l’assenza di musica dal vivo in questo ultimo anno?
La musica vive di pubblico, quella sullo streaming non arriva allo stesso modo. Il concerto è un’esperienza magica e anche un po’ spirituale, è la condivisione di un momento in cui giocano tanti fattori. Il pubblico dà energia all’artista che si esibisce e, anche in base alle reazioni del pubblico, cambia l’interpretazione. Per quanto mi riguarda ho avuto la fortuna di sfruttare questo anno per lavorare a un mio progetto, un libro, che prevede anche un album di musiche annesse. Anche in questa fase difficile la musica ha comunque accompagnato il mio percorso.