GIUSY BUSCEMI

Un dono inatteso

Tra le interpreti più amate del piccolo schermo, l’attrice siciliana, protagonista di “Un Passo dal Cielo” il giovedì su Rai 1, si racconta al RadiocorriereTv: «L’affetto e l’attenzione del pubblico sono una coccola che mi fa capire come la direzione sia quella giusta». La grande popolarità di una donna innamorata della propria famiglia e del proprio lavoro, che mantiene i piedi saldamente a terra: «A diciannove anni non avrei mai pensato a questa carriera, è stata una grande sorpresa che si rinnova ogni giorno»

 

Un inizio d’anno importante. Il successo di “Leopardi”, l’ottimo avvio di stagione di “Un Passo dal Cielo”… come sta vivendo questo momento?

Un inizio d’anno pieno di emozioni, un gennaio molto intenso cominciato alla grande (sorride). Sono felice di questi progetti che mi hanno impegnata tanto. Questo momento, l’affetto e l’attenzione del pubblico, sono una coccola che mi fa capire come la direzione sia quella giusta.

Il pubblico sta conoscendo una Giusy matura, che interpreta ruoli anche molto diversi tra loro. Come sta cambiando il suo essere attrice e l’avvicinarsi a un personaggio?

Tutto va di pari passo con la conoscenza più profonda di me stessa come donna che cresce, fa esperienze, si lascia anche modificare dal tempo che passa. È come se a poco a poco uno scoprisse una sorta di passaggio facilitato per portare nei personaggi il proprio vissuto. A differenza di quanto accadeva nei primi anni di carriera, dopo dodici anni che faccio questo mestiere, tutto riesce a diventare un gioco, senza le paure di dover fare il compitino giusto. Si va oltre lo studio della parte. Gli ultimi personaggi che ho interpretato mi hanno dato ancora di più l’occasione di poterlo fare. Tutto questo mi ha aperto a mondi prima inesplorati.

Cosa le ha lasciato l’esperienza in “Leopardi”?

Una grandissima tridimensionalità del femminile. Il personaggio di Fanny mi ha lasciato la bellezza di come un progetto ben fatto possa essere al servizio della cultura, della conoscenza, delle scuole. Come l’arte, se ben usata, possa dare chiavi alternative di lettura ai consueti percorsi di studio. Questo attraverso la passione di Sergio Rubini che da 25 anni desiderava immergersi nel progetto di raccontare un poeta che si fa le stesse domande che ci facciamo tutti.

“Un Passo dal Cielo” e il personaggio di Manuela sembrano essere sempre più nelle sue corde, come sta vivendo questo viaggio?

Quello di Manuela è un viaggio edificante. Lei è una donna che ha certamente delle piccole lotte quotidiane, ma che è molto in sintonia con il luogo in cui vive, la montagna. È nel posto giusto, è cresciuta e in questa stagione è pronta a tendere la mano. Lo fa con il fratello, nei confronti di Nathan, che ha bisogno di riconciliarsi con la propria storia prima di potersi fidare di nuovo del prossimo. Mi piace il suo coraggio di tendere la mano anche laddove non sempre le persone sono pronte a fare la stessa cosa. Manuela sa esattamente quello che vuole.

In Giusy la stessa determinazione di Manuela?

Ogni giorno mi metto in discussione, mi pongo domande che mi mettono in crisi rispetto alle scelte lavorative, all’organizzazione familiare. Sono decisamente più insicura rispetto a quello che possa sembrare dall’esterno (sorride).

Cosa cerca di dare a un personaggio che interpreta?

Mi chiedo quale sia il suo bisogno. Ogni personaggio, in rapporto al momento in cui si trova, ha un motore che lo spinge, alimentato talvolta da un dolore altre da un desiderio. Nel prepararlo cerco di capire questo. Punto a lasciargli empatia, anche quando non ne approvo le scelte. Il ruolo dell’attore è proprio quello di mettersi nei panni del personaggio ascoltandolo.

Cosa porta con sé, della sua Sicilia e cosa le danno le montagne del Veneto?

Della Sicilia conservo il rapporto materico con la terra, tanto importante da spingermi ad aprire anche una azienda agricola nella mia Menfi. Porto questo insieme ai legami, alla famiglia e alle amicizie di sempre, che mi hanno formato. Le montagne venete mi trasmettono il mistero del creato, qualcosa di grande e al tempo stesso fragile. I cambiamenti climatici ce lo insegnano.

Chi è Giusy nella vita di tutti i giorni?

Come dicono i miei tre figli sono “scordona e sempre in ritardo”. Una che si dimentica le cose anche se le sono state dette poco prima e che va in affanno. Forse perché, come dice invece mio marito, penso ancora di vivere a Menfi, dove tutto è raggiungibile con cinque minuti di macchina. Vivendo a Roma non è così semplice e mi capita di mettermi a correre.

Cos’è per lei la popolarità e come la vive?

Sono una persona molto timida, me ne accorgo anche quando mi trovo tra la gente e qualcuno riconoscendomi mi osserva. Questo un po’ mi dispiace, può essere anche un limite. Mi lascio andare più facilmente quando conosco le persone. La mia vita quotidiana oltre il set è quella di tante altre donne, forse anche grazie all’educazione datami dai miei genitori. Pensando ai momenti belli del mio lavoro li vivo come un dono: ne gioisco sapendo che un giorno potrebbe anche andare via.

Da ragazza immaginava tutto questo?

A diciannove anni non avrei mai pensato a questa carriera, è stata una grande sorpresa e lo è ogni giorno. Sono sempre stata, e continuo a essere, una persona molto pragmatica. A volte temo di sognare cose che poi non siano realizzabili, cerco di non illudermi.

Cosa le strappa un sorriso?

Il tempo trascorso in famiglia, i bagni in vasca di tutti quanti, i bimbi che poi si mettono a girare per casa prima di finire sul lettone per asciugare i capelli. Li vedo lì e quasi non ci credo che quei mattacchioni siano i miei figli. E poi mia nonna, che la sera va a letto sempre molto presto, ma quando sono in Tv fa uno strappo alla regola e mi manda un messaggio a mezzanotte.

 

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