Giuseppe Zeno

Tra i vicoli della mia città

Nella serie “Mina Settembre” diretta da Tiziana Aristarco, in onda la domenica in prima serata su Rai1, veste i panni del fascinoso ginecologo Domenico. L’attore napoletano, protagonista di molte fiction di successo, si racconta al RadiocorriereTv: «Mi diverte molto fare la parte del cavaliere in una storia dalla forte impronta femminile». E ancora: «Mimmo è un personaggio strutturato. Non ho fatto altro che dargli i miei natali, il mio vissuto»

FOTO DI ANNA CAMERLINGO

Il suo personaggio è piaciuto al pubblico sin dalla prima puntata, quanto c’è di Giuseppe Zeno in Mimmo?

Parto da una premessa: i personaggi, per certi versi, vivono già di vita propria. Mimmo è un personaggio abbastanza strutturato, che nasce con una vena empatica. Per quanto la serie sia solo lontanamente ispirata al romanzo “Mina Settembre”, Mimmo nasce dall’idea, dalla fantasia di Maurizio de Giovanni, è un personaggio al quale un attore deve dare solo corpo e voce, al contrario di quanto solitamente accade. Non ho fatto altro che dare a Mimmo i mezzi che ho in mio possesso: i miei natali, il mio vissuto, il colore di Napoli.

Una serie dalla forte impronta femminile: nel cast, nella regia, come ha vissuto, da attore e da uomo, questo elemento?

Era evidentissimo che l’impronta sarebbe stata femminile e non mi sono assolutamente posto il problema. Mi diverte molto fare la parte del cavaliere, non è la prima volta che faccio un percorso di questo tipo. Si raccontano sempre più storie al femminile, di rivalsa, di donne coraggiose che hanno la forza, la tenacia, di prendere in mano la propria vita e di farne un cosiddetto miracolo. È ciò che accade nella nostra serie, con Mina (Serena Rossi) che riesce a empatizzare, a risollevare il morale delle persone, a trasformare le lacrime in speranza. Io mi metto totalmente al servizio, pur essendo consapevole del fatto che Mimmo è un personaggio che ha una sua luce. Ben vengano storie del genere.

“Mina Settembre” parla di una Napoli contemporanea nelle sue diverse sfaccettature, come la vede raccontata nella serie?

In tutta la sua dimensione. È una città decisamente complicata, una bellissima sirena d’argento che purtroppo ha un male, però, è anche vero che, come diceva Dario Fo, non tutti i mali vengono per nuocere. Devi camminare in quel solco di mezzo, che ti permette di andare avanti. Raccontiamo la Napoli borghese e quella del disagio sociale, raccontiamo questi due mondi che, per quanto lontani, si incontrano, riescono a interagire. Non c’è una così grande distanza tra chi nasce e cresce in un contesto agiato e chi invece in uno più difficile, dove la vita fa sì che tu debba crescere prima. Raccontiamo la Napoli colorata, quella piena di sole, quella della solidarietà, che sa ridere e sorridere anche di una disgrazia, di un disagio. Raccontiamo la città che si porta dietro un’impronta non proprio felice. Il fatto che la serie sia ambientata ai giorni nostri ci permette di raccontarla appieno. È una Napoli decisamente forte, che ha voglia di fare sentire la propria voce.

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