GIULIA SANGIORGI
Io e Mirella? Una cosa sola
Il sorriso è la carta vincente di Mirella, a “Il Paradiso delle Signore” dall’inizio della stagione e già personaggio molto apprezzato dal pubblico. Il RadiocorriereTv incontra la giovane attrice emiliana
Come accoglierebbe la sua Mirella i lettori del RadiocorriereTv al loro ingresso nei locali del Paradiso, magari per fare acquisti?
Mirella sarebbe felicissima, ha tanta energia e voglia di accogliere tutti con il sorriso, ama fare sentire le persone accettate, anche perché lei, nella sua vita, spesso non lo è stata.
Ci racconta l’incontro con il suo personaggio?
L’incontro è avvenuto ai provini, prima da remoto poi in presenza. All’inizio avevo avevo solo una descrizione generale di Mirella, ragazza madre scappata dalla famiglia dopo avere avuto un figlio da un uomo che poi l’ha abbandonata. Cosa non facile a quei tempi, quando c’era purtroppo un’altra mentalità. C’è stato poi il secondo provino, in cui si chiedeva a Mirella di accogliere una cliente al Paradiso, una scena dinamica e piena di entusiasmo.
Oggi, a distanza di qualche mese, cosa pensa di Mirella?
Sta diventando parte di me. Appena arrivata sul set i colleghi mi dicevano che nel giro di un paio di mesi mi sarebbe sembrato di essere un tutt’uno con il mio personaggio, e così è stato. Più andiamo avanti e più diventiamo una cosa sola: stimo tantissimo Mirella, una donna che si è data da fare, che sta crescendo da sola un bambino, che non si fa mai prendere dallo sconforto. La sua determinazione è da prendere come esempio, nonostante sia stata ferita continua a credere nell’amore, ha sempre una buona parola per gli altri che cerca sempre di aiutare.
Che ricordo ha del suo primo ciak al “Paradiso”?
Eravamo a casa delle ragazze, con Elvira, la capocommessa, e Irene, una delle Veneri. La mia Mirella provava i vestiti che, non avendo soldi, le nuove amiche le stavano regalando per renderla presentabile al lavoro. Un battesimo emozionante, ho un bellissimo ricordo.
Cosa sta scoprendo degli anni Sessanta?
Penso all’emancipazione della donna, alle varie rivoluzioni che li hanno attraversati. Li si conosce poco perché molto vicini a noi e quindi sono un po’ trascurati dalla scuola. Questa esperienza a “Il Paradiso delle Signore” mi consente di viverli da vicino.
E della moda di quel periodo cosa pensa?
La amo (sorride). Sin dalle prime prove costume mi sentivo nei panni giusti per me: i colori sgargianti, le forme. Sono chicche. Sul finire dei Sessanta arrivano anche le gonne più corte… A colpirmi sono anche l’eleganza, il portamento, la postura. Oggi siamo molto più rilassati, e non solo nel vestire e nel modo di porci. Trovo che ci fosse più ricerca anche nel parlare.
Prenda la macchina del tempo per organizzare una serata con le altre Veneri, dove le porterebbe?
Sicuramente a ballare, a scegliere le canzoni dai juke-box. Ci è capitato di farlo in scena ed è stato davvero molto divertente, sono certa lo sarebbe anche nella realtà. Provo grande simpatia per tutte le Veneri e per le colleghe che le interpretano.
Che cosa l’ha portata alla recitazione?
Ero molto piccola, avevo appena dieci anni. Ho sempre amato tutto ciò che era arte, dalla danza alla pittura, per aiutarmi a superare la mia timidezza i miei mi iscrissero a un corso di recitazione, da quel giorno non ho più smesso. Ho poi continuato a studiare, sperimentare, provare…
Quando ha capito che quella passione sarebbe potuta diventare un lavoro serio?
Quando ho iniziato a prendere qualche ruolo più importante, pur nella consapevolezza delle difficoltà che chi fa l’attore deve attraversare. Ancora oggi spero che possa continuare. Ho tanta energia positiva, bisogna crederci fino alla fine, impegnarsi… Il ruolo che mi ha fatto capire che avrei potuto dare il mio contributo è stato quello di Ksenja ne “La Porta Rossa”, una ragazza sopra gli schemi, che si allontanava tanto dalla mia persona ma che mi ha fatto molto divertire.
Dalla sua Emilia a Roma, come è cambiata la sua vita?
Ho sognato Roma sin dagli anni delle scuole superiori. Ho poi rimandato per frequentare l’università, ma mi sono laureata e sono scappata. Ferrara è la mia città, è casa mia, ma a Roma la mia vita e le mie energie sono cambiate. Qui si può sperimentare molto di più.
Cosa prova pensando a questa sua prima stagione al “Paradiso”?
Il “Paradiso” non significa solo avere un ruolo, ma entrare in una palestra in cui ogni giorno un attore ha la possibilità di sperimentare cose nuove e diverse.
Il sogno di Giulia…
Una vita felice e tranquilla attraverso due vie, quella della recitazione, sognando anche il cinema d’autore, e quella della ricerca dell’energia, del manifestare ciò che si vuole essere realmente.
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