Giovanni Soldini
Io e il mare
Una vita dedicata a solcare le onde, a battere record, a testare rotte. Tra i più audaci velisti al mondo, non ha mai smesso di affrontare ogni nuova avventura con rispetto: «Non penso affatto che si possa vincere una sfida con il mare: se decide di non lasciarti passare non vai lontano». È uno dei protagonisti dei viaggi tra le eccellenze italiane di “Tech.Emotion” su RaiPlay
Che ricordo ha del suo primo viaggio in barca a vela, del primo vero incontro con il mare?
Avevo otto anni e la barca su cui navigavo con la mia famiglia venne circondata di notte da un banco di balene che sentimmo respirare per ore. Ero atterrito dalla paura e incantato dal richiamo al tempo stesso. Non è un ricordo del primo viaggio, ma è il ricordo di quando per la prima volta ho davvero capito che siamo solo una piccolissima parte di una dimensione più grande, la prima rivelazione sulla Natura.
Lei è conosciuto anche per le tante regate in solitaria, cosa significa affrontare da soli il mare?
È una bella sfida soprattutto con se stessi, sicuramente ti mette alla prova: quando sei solo puoi solo prendertela con te stesso e siccome fai molti errori è decisamente educativo.
Vivere il mare a vela è sinonimo di pieno rispetto per l’ambiente. Cosa ha capito di più del mare in tanti anni di “frequentazione”?
La barca è un mezzo che utilizza energia rinnovabile per spostarsi e questo è uno dei motivi per cui mi è sempre piaciuto viaggiarci. Sei in un piccolo mondo che riproduce e sintetizza tutti i problemi del mondo e alla fine le soluzioni che si possono trovare sulla barca per ridurre sprechi, problemi energetici, carenza d’acqua, sono soluzioni applicabili anche a terra.
Tra i suoi obiettivi un monitoraggio sempre più approfondito dello stato di salute del mare, anche grazie a tecnologie innovative, quale contributo intende dare compatibilmente con la situazione geopolitica attuale?
La comprensione di quello che succede nel mare, e in generale sul Pianeta, è fondamentale per ordinare le priorità, la ricerca quindi ha un ruolo cruciale. L’installazione a bordo di un apparecchio in grado di monitorare la CO2 in superficie è proprio volta a raccogliere dati preziosi e importanti per la ricerca. Visto che la barca naviga su rotte non commerciali, le informazioni che sapremo trasmettere possono rappresentare un contributo utile.
Sta vivendo una lunga avventura insieme a Hervé Barmasse, cosa ha imparato dal suo compagno di viaggio? E cosa invece gli ha insegnato?
Hervé è una persona speciale che ha fatto grandi viaggi e avventure in montagna, e anche nel mare se l’è cavata benissimo e si è rivelato un timoniere nato. Mare e montagna sono mondi speculari ma vicini e questa traversata dell’Oceano insieme è stata l’occasione per confrontarsi molto anche sull’impatto ambientale degli sport che ognuno di noi fa. È stato super interessante.