Giovani e boomers, una questione di parole
PIERLUIGI DIACO
Dal lunedì al venerdì alle 15 il programma che mette a confronto i ragazzi di oggi e quelli di ieri. «Siamo abituati – dice il conduttore – a vedere talenti che vogliono esibirsi dal punto di vista creativo, qui dovranno parlare, spogliarsi dall’idea di essere soltanto un profilo social. “BellaMa’” tenterà di mettere l’ascolto al centro». Dal 12 settembre su Rai2
Come nasce il programma?
Da un’intuizione condivisa insieme all’amministratore delegato Carlo Fuortes, all’ex direttore del Daytime Antonio Di Bella e con l’attuale direttore Simona Sala. L’idea è quella di costruire una trasmissione quotidiana che metta insieme e a confronto due generazioni, quella che va dai 18 ai 25 anni e i boomers, dai 55 ai 90. Non sarà semplicemente un confronto generazionale, ma anche un talent di parola. Siamo abituati a vedere in televisione talenti che vogliono esibirsi dal punto di vista creativo, con il canto o con il ballo, qui dovranno parlare, spogliarsi dall’idea di essere soltanto un profilo social. L’obiettivo è quello di restituire loro, televisivamente, la dignità di persone.
Cosa significa avere talento di parola?
Saper dare significato alle parole, dare peso a quello che si dice. Al tempo stesso pensare che il dialogo, attraverso la parola, funziona solo se ci si mette all’ascolto. Solitamente siamo abituati ad avere un tasso di sopportazione rispetto al racconto degli altri pari a zero, “BellaMa’” tenterà di mettere l’ascolto al centro. Questo è l’obiettivo, speriamo di raggiungerlo.
Come è strutturato il programma?
È diviso in tre blocchi. Si parte con un quiz culturale che si ispira a “Parola mia”, storico programma di Luciano Rispoli, quindi un’intervista collettiva che ci riporta a “Speciale per voi”, storico marchio della Rai. La terza parte sarà una sorta di arena, per la quale ci siamo ispirati alla prima edizione di “Amici”, in cui Maria De Filippi metteva i ragazzi a confronto tra loro solo attraverso la parola. Con “BellaMa’” vogliamo raccontare due generazioni rivolgendoci al pubblico storico della Rai, tentando di entrare in punta di piedi nel mondo interiore dei più giovani che solitamente preferiscono RaiPlay alla tv generalista.
Che caratteristiche deve avere chi partecipa a “BellaMa’”?
Sincerità, spontaneità e anche un po’ di sobrietà. Sui social, ovviamente, i ragazzi sono figli dell’era digitale e c’è spesso fanatismo, voglia di raccontarsi a tutti i costi, anche quando si ha poco da raccontare. In studio ci saranno trenta opinionisti, suddivisi tra giovani e boomer, venti concorrenti (dieci giovani e dieci boomer) e una band di ragazzi presi per la strada. In ogni puntata avremo un ospite per l’intervista collettiva. E poi non mancheranno le sorprese.
L’empatia, che è un po’ la cifra del suo fare televisione, potrebbe essere l’elemento di collegamento tra la Tv di ieri e quella di domani?
Come spesso dico, dentro di me abita una “signora mia”, mi ispiro alla Tv artigianale degli anni Sessanta firmata Rai. Mi piace moltissimo costruire il programma come se fosse uno spettacolo teatrale. Ci tengo a dire che “BellaMa’” è realizzato internamente dalle risorse dell’Azienda.