Giorgio Tirabassi
L’ironia è la mia pelle
Sessant’anni compiuti da poco, una carriera ricca di soddisfazioni, il piacere di divertire e intrattenere il proprio pubblico. Il RadiocorriereTv intervista l’attore romano protagonista di “Liberi Tutti”, diretto da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, in onda da sabato scorso su Rai3. «La serie crea un pretesto comico per fare ridere con la trasgressione, con il politicamente scorretto – afferma – È come ridere in classe durante la lezione, è puro divertimento, nello stile di ‘Boris’»
Il suo Michele Venturi è obbligato a mettersi in discussione, a entrare nel “Nido” per non tornare in carcere. Come vede il suo personaggio?
È una tipologia di italiano che esiste da sempre, ce lo hanno raccontato Sordi e i grandi registi della commedia all’italiana. È un avvocato spregiudicato che ama il denaro, il lusso e che viene trovato con svariati milioni di euro in contanti nella propria auto, cosa che non riesce a giustificare. Va agli arresti, ottiene i domiciliari, che sconta nella residenza dell’ex moglie che vive in una comune. C’è il contrasto, forte, tra questi due mondi, tra Michele Venturi e questi idealisti che sono tutti molto disponibili tra loro, politicamente correttissimi, trasparenti, ecologici, salutisti. Loro mangiano tutto a chilometro zero, lui ama il caviale iraniano, anche un po’ a sfregio (sorride).
Un invito a riflettere su quali siano i veri valori?
È cercare un messaggio, ma è soprattutto un pretesto comico, per fare ridere con la trasgressione, con il politicamente scorretto. È come ridere in classe durante la lezione, è puro divertimento, nello stile di “Boris”, infatti “Liberi Tutti” è scritto dagli stessi autori. C’è un umorismo molto efficace, che piace ai giovani, coloro che hanno seguito “Boris” troveranno uno spirito comune. Nella serie si parla principalmente di legalità, di valori e di temi se ne sfiorano diversi: ci sono l’amore, le famiglie divise, la paternità mancata, c’è la vita di mezzo.
Se si fosse trovato, per davvero, al posto di Michele Venturi?
Mi sarei comportato allo stesso modo, senza cambiare una virgola. Quello che metto in scena è lo spettatore che viene a trovarsi in un contesto diverso, non gli ospiti della comune. Michele Venturi è un po’ cinico, ma tutto sommato è come siamo tutti noi, gli ospiti di quella comune sono un po’ fuori dal mondo.
Che cos’è per lei l’ironia?
È la base, la pelle. Sopra ci metti quello che ti pare. L’ironia è fondamentale, verso gli altri e verso se stessi, ma anche verso il potere, verso la propria condizione. La conoscono bene i romani, abituati a convivere con il potere, con il prelato. Pensiamo al Belli, lì dentro c’è tutto, non solo Roma, ma l’Italia. Attraverso certi personaggi del cinema e della Tv abbiamo costruito un’identità italiana. L’Italia l’ha fatta la televisione, non Garibaldi (sorride).