Giancarlo Magalli
Con entusiasmo e ironia
Il RadiocorriereTv incontra uno dei maestri della televisione italiana, al timone da molte stagioni de “I Fatti Vostri” su Rai2. “Quando frequenti le case delle persone da tanto tempo diventi un po’ un amico, uno di famiglia”, afferma. Il popolare conduttore ricorda gli esordi di “Non stop” e gli altri grandi successi sulle reti Rai e non nasconde di provare ancora un grande amore per il piccolo schermo
Per la prima volta in tanti anni vediamo “Piazza Italia” a porte chiuse, che sensazione prova in questi giorni difficili?
Non è piacevole, ma bisogna adattarsi. Per il lavoro vale lo stesso discorso della vita di tutti i giorni. Non è bello non potere andare più al ristorante, riunirsi con gli amici, non poter fare una gita, un week-end, ma è fondamentale per noi e per gli altri, quindi si fa. Certo, alla mattina quando arrivo in studio e non c’è il pubblico e vedo solo i tecnici con le mascherine e i guanti, mi dispiace, ma cerchiamo di essere ugualmente un po’ di compagnia ai telespettatori. Nella quotidianità ci conforta il pensiero che se ci comportiamo bene contribuiamo a contenere il contagio, in televisione ci conforta invece pensare che la nostra presenza serva a informare le persone che sono costrette a stare a casa.
Come ha costruito nel tempo il rapporto di fiducia e affetto che ha con i telespettatori?
Quando frequenti le case delle persone da tanti anni diventi un po’ un amico, uno di famiglia. L’autorevolezza, tra virgolette, te la conquisti dicendo quello che pensi, pagando anche un prezzo per questo, non essendo opportunista o un raccomandato, e sono cose che la gente apprezza. Poi, è chiaro, che non puoi piacere a tutti, che non tutti condividono i tuoi pensieri, al tempo stesso sono confortato dal fatto che la stragrande maggioranza delle persone che vedo, sento e incontro mi dimostra simpatia.
“I Fatti Vostri” sono solo l’ultima delle tante trasmissioni condotte, cosa prova nel pensare alla tanta strada percorsa?
La sensazione che hanno tutti quando si guardano alle spalle e vedono di avere percorso tanta strada: è l’angoscia di non averne più tanta davanti, e non parlo solo di strada professionale, ma di vita. Tante volte mi sorprendo a pensare a ciò che ho fatto tanni fa e mi sembra di averlo fatto ieri, questo mi fa un po’ effetto, ma mi dà anche soddisfazione. Sono soddisfatto di avere condotto almeno una quindicina di anni “I Fatti Vostri”, parallelamente ho fatto due “Domenica In”, tre “Fantastico” un sacco di sabati sera, da “Fantastica italiana” a “Mille lire al mese”, devo dire quasi tutti programmi di successo, poi, qualche inciampo può capitare, ma come dice Pippo Baudo, che è il nostro maestro, la carriera è un po’ come il “Giro d’Italia”, non è indispensabile vincere tutte le tappe, a vincere è chi ha avuto la media migliore. L’importante, nella media, è avere fatto cose buone.
C’è un programma, tra i tanti che l’hanno vista autore o conduttore, che le è rimasto particolarmente nel cuore?
Il primo in cui mi dettero fiducia, era il 1977 quando Bruno Voglino mi incaricò di scrivere un programma dedicato ai giovani e di trovare dei bravi talenti. Mi impegnai e nacque “Non stop”, un grande classico che ancora oggi mi dà soddisfazione avere scritto. Massimo Troisi, Carlo Verdone, Enrico Beruschi, i Gatti di Vicolo Miracoli e altri ancora, artisti poi diventati famosi, erano tutti miei amici, attori che conoscevo, che avevo visto quando lavoravo nei villaggi e che avevo invitato personalmente nel cast, quindi ho ancora oggi la soddisfazione di avere dato una mano ad alcuni bravi personaggi a venire fuori. “Non stop” è stata la prima medaglia che mi sono appuntato sul petto e di cui ancora vado fiero. A rendermi felice è stato poi ogni programma che ha avuto buon riscontro di pubblico, parliamo di un’epoca in cui i le prime serate facevano 11 milioni di spettatori. Oggi, con il 14 per cento di share, un programma lo si considera un successo, una volta lo si sarebbe chiuso. L’offerta è cambiata, è aumentata, oggi ci sono centinaia di canali tra i quali scegliere, però, e questo ci dà soddisfazione, “I Fatti Vostri” raggiunge sempre lo share più alto di Rai2.
Cosa c’è del Magalli degli inizi in quello di oggi?
L’entusiasmo, mi sono sempre divertito nel fare questo lavoro, facevo l’autore perché non mi facevano fare il presentatore, ma in realtà io volevo fare quello. Solo che agli inizi degli anni Sessanta di reti televisive ce n’era una, di presentatori ce n’erano due, l’idea di volere andare a fare quel lavoro era un po’ come volere andare a fare l’astronauta, una follia che non confidavo a nessuno. Guardavo la televisione e avevo i miei miti che erano Mario Riva, Corrado, sognavo di occupare il loro posto e quando, dopo tanti anni, il figlio di Riva, Antonello, mi chiese di presentare il “Premio Mario Riva” al Sistina con Garinei, Trovaioli, dicendomi che tra i conduttori ero quello che più ricordava Mario, io mi sciolsi. In assoluto il miglior complimento.
Cosa pensa se pronuncio la parola “format”?
Ci sono format eccellenti, che mi sarebbe anche piaciuto condurre, penso a “Chi vuol essere milionario?” a “L’Eredità”, ad alcuni game divertenti. Il format in sé non è una cosa brutta, lo diventa però quando è l’unica fonte dalla quale fare nascere le trasmissioni. Oggi un autore come ero io anni fa, che ha portato tanti programmi in Rai, non ha spazio né occasione. Si vuole vedere il programma già fatto, non c’è il coraggio che aveva Giovanni Salvi, il grande capo del varietà, che leggeva una pagina e mezzo e capiva se un’idea sarebbe stata un successo oppure no.