Finalmente il camice
GIACOMO GIORGIO
«Il rapporto oltre la macchina da presa, il volersi bene, il capire che si sta facendo qualcosa di importante, tutti questi elementi messi insieme probabilmente sono, per me, la chiave del successo di “Doc”» racconta l’attore napoletano, new entry nella terza stagione di “Doc. Nelle tue mani”, il giovedì su Rai 1
Una nuova sfida. Com’è andata?
È andata molto bene, sono contento, mi sono divertito tanto. Questo è uno di quei ruoli che un attore, almeno una volta nella vita, vuole fare. Fin da piccolo, quando ho iniziato a entrare nel mondo della recitazione, alla domanda “cosa ti piacerebbe interpretare”, insieme al supercattivo, al supereroe, c’era ovviamente il medico. Mi sono rimesso in gioco con un ruolo totalmente agli antipodi rispetto a quelli fatti finora.
Chi è Federico Lentini?
È uno dei tre nuovi specializzandi della terza stagione, un ragazzo milanese figlio di papà, apparentemente viziato, piuttosto svogliato che, a un certo punto, scopre di avere delle capacità e comincia a osservare la medicina con uno sguardo diverso. Spesso si ha a che fare con personaggi bidimensionali, in questo caso il personaggio è stato scritto talmente bene che le dimensioni di Federico le abbiamo esplorate tutte.
Quale rapporto si crea tra lo specializzando e Doc?
La figura centrale di Federico è sicuramente suo padre, molto presente nella sua vita. Doc, invece, rappresenta la figura paterna, ma al Policlinico Ambrosiano, in una veste totalmente opposta, ma fondamentale. Se all’inizio questo ragazzo vive la sua presenza in ospedale come una punizione inflitta dal padre, grazie a Fanti comprende il senso profondo dell’essere medico, comincia a vivere la professione non come una condanna, ma come una possibilità per il futuro. Vedremo se alla fine Federico ne sarà realmente consapevole o no, ma diciamo che Doc è un punto di riferimento per tutti, anche per lui.
E Luca Argentero?
Un capitano della nave importante, un esempio di professionalità, che sento di dover ringraziare per la serietà. La presenza di attori di questo calibro, tra l’altro i primi nomi della serie, è una delle chiavi per la riuscita di un progetto.
Quale secondo lei l’elemento vincente di questa terza stagione?
Il cast certamente, lo è per tutte le serie di successo, una tra tutte “Mare Fuori”. Quando gli attori funzionano, si trascorre molto tempo insieme, si creano legami forti e la giusta confidenza anche fuori dalla scena, tutto funziona anche sullo schermo, trapassa la cinepresa e arriva dritto al pubblico. A volte capita che devi girare delle scene, magari d’amore o di violenza, e il “partner” lo hai conosciuto solo un attimo prima, e tutto diventa più complicato, perché la recitazione è uno scambio emotivo. Il rapporto oltre la macchina da presa, il volersi bene, il capire che si sta facendo qualcosa di importante, tutti questi elementi messi insieme probabilmente sono, per me, la chiave del successo di Doc.