Filorosso
Vi aspetto in prima serata
Da martedì 28 giugno, alle 21.20 su Rai 3, il nuovo programma giornalistico condotto da Giorgio Zanchini, affiancato da Roberta Rei, che racconta il Paese Italia davanti alle sfide, ai grandi appuntamenti, ai drammi internazionali. Il conduttore al RadiocorriereTv: «Affronteremo tanti temi cercando sempre una coerenza narrativa fatta di connessioni che espliciteremo in studio o che, in qualche modo, emergeranno dal racconto stesso»
Ci sono state infinite discussioni sul nome da dare alla trasmissione, poi siamo caduti su “Filorosso” perché uno degli intenti del programma è la coerenza narrativa del percorso fatta di connessioni che espliciteremo in studio o che in qualche modo emergeranno dal racconto stesso. In una puntata che dura quasi tre ore, come tutte le prime serate informative, spesso c’è il rischio di una sovrapposizione di blocchi non connessi l’uno con l’altro. Qualche volta esplicitamente sconnessi. Il nostro obiettivo è trovare un filo rosso rispetto all’attualità più urgente, importante, stretta.
Quali sono le sfide che ci attendono, come italiani ed europei, nei prossimi mesi?
Qualche mese fa avrei detto, nell’ordine, l’uscita dal covid, poi la guerra con le conseguenze della crisi economica. Adesso metterei prima la guerra, la gestione del covid in autunno, sperando che non ci siano nuove ondate, ma soprattutto la risposta all’emergenza economica generata da questi due processi.
I media tradizionali, la rete, i social media. Come possiamo fare per non essere sopraffatti dal mare magnum di notizie (e fake news) e riuscire a mantenere la rotta?
Ciascuno di noi dovrebbe fare un’operazione di igiene informativa. Non puoi stare tutto il giorno dentro la rete, dentro i social guardando quello che accade. L’esistenza è fatta di mille cose, penso ci siano appuntamenti rituali che ognuno debba seguire attraverso le fonti delle quali più si fida. Dentro il flusso informativo quotidiano ciascuno deve prendere degli appuntamenti per non essere travolto dal flusso stesso, che rischia di rendere tutto impressionistico. Compito del giornalista è mettere in ordine la folla di impulsi, di informazioni, di notizie che arrivano.
Quali criteri utilizzi per farti un’idea e per non lasciarti schiacciare dal mainstream?
Da giornalista sul flusso ci devo stare. Avendo un’età veneranda, ho acquisito il modo in cui mi informavo nel Novecento: mi baso molto sulla carta stampata, sui giornali radio e poi ho rassegne stampa e newsletter che svolgono la funzione di filtro rispetto all’enormità delle notizie che circolano sulla rete.
Il vostro racconto non mancherà di fare riferimenti alla storia. Perché sembra essere così difficile non ripetere gli errori del passato?
La storia degli esseri umani è così, si riproduce sempre in queste forme, non è che scordiamo quello che è accaduto. Ci sono delle dinamiche che fanno parte dell’antropologia, caratteristiche che vanno al di là della storia. Gli esseri umani riproducono errori perché la loro natura è quella, temo. Sappiamo benissimo che non dovremmo commettere certi errori, ma ci sono processi che sono persino più forti della capacità di comprensione umana.