Filippo Scicchitano
Spontaneo e sorridente come il mio Danilo
Il RadiocorriereTv incontra l’attore romano, tra i protagonisti de “Le indagini di Lolita Lobosco”, la serie in onda la domenica in prima serata su Rai1: «Ho pensato che sarebbe stato divertente interpretare un personaggio come lui, solare, perspicace, un giornalista sveglio»
Nella serie diretta da Luca Miniero lei è Danilo, l’uomo che irrompe nella vita del vicequestore Lolita Lobosco portando un po’ di scompiglio, com’è stato l’incontro con il suo personaggio?
Ho pensato che sarebbe stato divertente interpretare un personaggio come lui, solare, perspicace, un giornalista sveglio. Mi divertiva anche il fatto che Danilo corteggiasse una donna molto più grande d’età. C’erano le basi per dare volto a una figura interessante, e devo dire che mi è piaciuto molto farlo.
Quanto è rimasto in Danilo del personaggio narrato da Gabriella Genisi e quanto c’è invece di Filippo?
Credo che con i personaggi che interpreti tu debba sempre trovare degli elementi di connessione, sottraendo invece quelli che non c’entrano nulla. Sui punti comuni bisogna fare un grande lavoro, che ti consente di entrare meglio nella parte. Ad accomunarmi a Danilo è soprattutto la spontaneità, elemento che fa parte di me, anche se può sembrare strano dirselo da soli (sorride). E poi ci assomigliamo molto nel modo di scherzare, e devo dire che proprio l’atteggiamento scherzoso e simpatico risulta l’arma vincente con cui il mio personaggio conquista l’attenzione di Lolita.
Qual è stato il suo primo pensiero quando ha saputo che la “femmina” con la quale avrebbe recitato sarebbe stata Luisa Ranieri?
L’ho saputo da subito avendo visto Luisa sin dalla prima volta ai provini. Ero molto contento di recitare con lei, anche perché in passato abbiamo lavorato entrambi nel film di Ozpetek “Allacciate le cinture”, ma senza avere scene insieme. Sono felice che sia accaduto perché Luisa è brava, è un’attrice molto disponibile ed empatica nei confronti degli altri attori.
C’è un momento delle riprese de “Le indagini di Lolita Lobosco” che ricorda con particolare affetto?
Non posso non ricordarmi del momento storico in cui abbiamo vissuto. Inevitabilmente, nel nostro piccolo, abbiamo fatto uno sforzo tutti quanti, pur essendo dei privilegiati, nel seguire il protocollo di sicurezza come accade sui posti di lavoro. In quella situazione era un grande privilegio entrare in scena, perché era il momento in cui ci toglievamo la mascherina e venivamo catapultati in un’altra dimensione, quella della recitazione, della storia che stavamo raccontando.