Fidatevi di me (oppure no)
PINO INSEGNO
Attesissimo dal pubblico, torna “Il mercante in fiera”. Il gioco, le carte (dal lattante al boomer), i concorrenti, un mix di allegria e pathos per accompagnare il pubblico al telegiornale della sera. Il padrone di casa si racconta al RadiocorriereTv: «La mia vita è avvolta dal sorriso. Mi prendo sempre in giro, questo non significa però che prenda le cose a barzellette». Dal lunedì al venerdì alle 19.50 su Rai 2
“Il mercante in fiera” la aspetta, pronto a dare le carte ai suoi concorrenti?
Ho cominciato a registrare e sembrava passato un minuto dall’ultima puntata trasmessa anni fa. L’empatia con il gioco è stata immediata. È stata fatta una bellissima ricerca di concorrenti in tutta Italia. Al lavoro c’è una squadra in gamba, con Celeste Laudisio capo progetto, Dario Di Gennaro capo degli autori. Siamo tutti molto felici, è come se fossi mancato anch’io un po’ a tutti quanti. Ho sempre lasciato un buon ricordo di me, non ho mai costruito o creato problemi, ma ho sempre cercato di risolverli. Quando sei il conducente della macchina e sei nervoso, anche coloro che sono a bordo non sono tranquilli. Io rido e scherzo, sto con il pubblico, con tutti, siamo sulla stessa linea. Pensa se in sala operatoria arrivasse un chirurgo nervoso, come lavorerebbero mai l’anestesista, l’infermiera? Perché uno dovrebbe portare i propri problemi dove invece stai bene… Fai il contrario, prendi l’energia positiva e portala con te dove le cose vanno meno bene.
Che rapporto ha con i giochi di società, i giochi di carte…
Sono incapace (ride). Ancor più con giochi in cui serve pazienza, come gli scacchi. Gioco a dama perché è più rapido. Gioco a briscola, ecco, ma già il tressette mi crea problemi. Non gioco, non ho mai grattato e vinto. Magari consiglio il risultato della schedina, ma non la gioco. Non ho la pazienza di essere un concorrente. Meno male che “Il mercante in fiera” lo conduco. Anche con i videogiochi non è mai andata bene, mi prende l’ansia.
Da concorrente, dunque, non sarebbe competitivo…
Noooo (sorride). Entrambe le volte che ho giocato a “L’eredità” nelle edizioni Vip sono stato il primo a uscire.
Come si scoprono le criticità dell’avversario?
Bisogna essere esperti di comunicazione verbale e non verbale. Io porto avanti il gioco anche grazie a Dario Di Gennaro, che ho sempre come consigliere all’auricolare. Se vedo l’attaccamento di un concorrente a una carta che vale molto, devo fare il possibile per togliergliela. L’uomo da battere sono io. Certo, nel gioco c’è il libero arbitrio, sei tu che decidi se vendere, se scambiare, se accettare.
Il bluff è dietro l’angolo…
Dico a chi gioca di fidarsi di me… oppure no (sorride). Valgono tutto e il contrario di tutto. La cosa importante sono i concorrenti e le carte, a cui ti affezioni. E poi la possibilità, per il pubblico, di giocare da casa.
C’è una carta alla quale è più affezionato?
Alcune sono state cambiate. Potrei dire il lattante, quello classico del “Mercante in fiera”, che c’è ancora. E poi hanno fatto il boomer, che sono io, è terribile quella carta (ride).
Quanto boomer c’è, per davvero, dietro a Pino Insegno?
Se per boomer si intende una persona analogica, allora in me c’è il 100 per cento di boomer. So che il risultato delle cose è nel vinile, non nel cd. Dicono che la televisione sia cambiata, ma non è cambiato chi la guarda. Si dice che il calcio sia cambiato, ma non sono cambiati i tifosi. La gente è sempre affezionata alla verità, ai valori veri, alla famiglia, all’amore, alla simpatia, all’empatia. Sono quelle le cose che vincono. I film che funzionano sono quelli in cui alcune persone si uniscono e, insieme, arrivano all’obiettivo. Non è un caso. Se boomer significa questo, allora sono boomer.
Boomer e contento di esserlo…
È il fruscio del vinile che vince, non ce n’è per nessuno, pensi a un pezzo dei Pink Floyd, dei Deep Purple, dei Genesis, dei Rolling Stones. È gente che canta da quarant’anni, senza nulla togliere agli interpreti di oggi, che non sappiamo però se resisteranno altrettanto tempo.
Lei è scaramantico?
Il mio rapporto con la scaramanzia cambia in base a quello che faccio. Se salgo sul palcoscenico, sbatto accidentalmente il piede e lo spettacolo va bene, allora ogni sera sbatterò il piede. Non ci sono il viola, il 17…
Quando ha capito che la sua voce avrebbe potuto darle grandi soddisfazioni?
La voce la costruisci, proprio come gli addominali. La voce, che io insegno, è uno strumento con il quale nasciamo tutti, va dalla punta della testa a sotto il pube, ma devi saperla utilizzare, devi studiare.
Qual è il segreto?
… sono le intenzioni della voce a fare bello un discorso. Non è la voce bella, che è quella bassa. Perché se la utilizzo per cinque minuti con gli stessi hertz tu ti stanchi, ti addormenti. O se io urlassi per dieci minuti infastidirei chi ascolta. A contare sono le appoggiature, il modo di parlare, è questo che crea l’empatia con la persona.
Cos’è per lei la popolarità e come la vive?
È un’arma a doppio taglio, per questo devi saperla gestire, perché può anche essere una febbre. Devi accettarla, avere gratitudine nei confronti della gente e ricordartene sempre. Devi gratificare chi ti ferma per strada e farlo con grande umiltà. Spero ogni giorno che la gente mi saluti con affetto, mi auguro di azzeccare ogni nuovo doppiaggio, di fare bene ogni nuova trasmissione. Non do nulla per scontato, ricomincio da capo ogni minuto. Non mi dispiace se una persona mi chiede di fare una foto, mi dispiacerà il giorno in cui non me lo chiederà più.
Che cosa porta nel suo bagaglio, dagli esordi a oggi?
Tutto. Non dimentico di avere iniziato doppiando i film hard. So che agli inizi una direttrice del doppiaggio mi disse che non avrei mai fatto questo mestiere, ma non me lo porto dentro con rabbia, ma con gioia. Quei “no” mi sono serviti per scardinare quel portone, per vincere in qualche modo. La gavetta, i sacrifici, le difficoltà del passato rimangono in te e se li ritrovi sai come affrontarli.
Come vede il futuro per Pino?
Bello e gioioso, come sempre. Ha delle porte spalancate che non vedo l’ora di varcare per sapere cosa ci sia dietro. È un bellissimo mistero, anche se quel mistero può essere una capocciata forte. Però io entro, io vado, non torno indietro.
Quando il gioco si fa duro dove trova la leggerezza che la contraddistingue?
Qualche volta mia moglie dice superficialità, ma è leggerezza. Mi prendo sempre in giro, questo non significa però che prenda la vita a barzellette. Moriva mia mamma e il giorno dopo nasceva mio figlio, il giorno dopo ancora debuttavo su Rai 2 e c’era il funerale. Non l’ho presa con superficialità ma l’ho vissuta con un sorriso, pur mancandomi mamma ogni minuto. Se sei conscio dei tuoi punti di debolezza puoi farli diventare punti di forza.
Che cosa la rende felice?
Il fatto che questa mattina stiamo parlando del mio presente e del mio futuro, perché significa che sto facendo qualcosa di buono. Mi rende felice il sorriso di un bambino, quello di una persona che non sta bene e che magari grazie a un abbraccio sta meglio. Mi fa felice la gente che sorride, che attorno a me ci siano persone serene, e non parlo solo della mia famiglia.