Fabio Vasco
Papà uccidi il mostro
Diretto e interpretato dall’attore pugliese Fabio Vasco, è liberamente ispirato alla storia di Federico, morto di neuroblastoma nel 2014 a soli 9 anni, il bambino di Taranto che in ospedale aveva lasciato al padre un disegno raffigurante i fumi neri delle ciminiere dell’Ilva. L’opera ha vinto il premio per il Miglior corto drammatico all’Under The Stars International Film Festival e sarà disponibile sulle piattaforme online dalla primavera
Come ha conosciuto la storia di Federico?
L’idea del corto è nata per caso. Durante il primo lockdown, un momento storico in cui lo spettacolo è entrato in crisi, ho pensato di trovare nuovi stimoli, di reinventarmi. Vivo a Roma da anni, ma sono pugliese e sentivo il bisogno di raccontare qualcosa che mi riportasse nella mia terra. Navigando su Internet, ho trovato il disegno che Federico aveva lasciato al padre sul comodino in ospedale. Un disegno poi divenuto virale sui social e sulla stampa. Con i colori a pastello quel bambino aveva tratteggiato le ciminiere dell’Ilva di Taranto, il fumo nero che inquinava il cielo, ed esseri che lanciavano fiamme dalla bocca e che divoravano la città. Su quel foglio c’era anche la scritta “Papà uccidi il mostro”, con un cuore. Lavoro da tempo con i bambini e sono sensibile alle tematiche sociali, così ho pensato di raccontare questa storia per dar voce a tutte le vittime dell’inquinamento industriale.
Un racconto di soli nove minuti, ma di grande intensità…
Nove minuti, come gli anni che aveva Federico quando è morto (nel film il bambino prende il nome di Michele). L’emozione del racconto è agevolata dall’utilizzo del piano sequenza, che dà ancora maggiore intensità al dramma vissuto dal padre. Ho immaginato questo uomo che si sveglia, tutte le mattine, e non accetta la scomparsa del proprio figlio. Lo cerca al telefono, gli parla, per poi fare ritorno alla realtà, prendendo coscienza di quanto avvenuto e cadendo nello sconforto.
Da regista e attore, cosa le ha lasciato questo progetto?
Ho vissuto questo corto molto intensamente, non c’è solo la tragedia di un padre che non accetta la scomparsa di un figlio, ma di un genitore che non può più essere tale, che non può più essere un supereroe per il proprio figlio.
Cosa ha capito, invece, del mondo dei bambini?
Mi ha fatto vedere, ancora una volta, come loro capiscono le situazioni, i problemi, spesso prima di noi adulti. Ma noi non facciamo nulla, rimaniamo spettatori della cruda realtà quando abbiamo invece la responsabilità di prevenire, di agire prima che un bambino debba chiedere aiuto con un disegno.