Emilio Cozzi
Infinito e dintorni
Il RadiocorriereTv incontra Emilio Cozzi, conduttore di “Space Walks”, il primo programma dedicato allo Spazio e alla space economy. Tra gli ospiti il regista Gabriele Mainetti, il fumettista Leo Ortolani, protagonisti dell’ingegneria aerospaziale come Amalia Ercoli-Finzi, Giorgio Pow3r Calandrelli, e ancora il navigatore Giovanni Soldini e il giornalista Tito Stagno, la storica voce che ci ha raccontato in diretta lo sbarco sulla Luna. Scritto da Marco Falornim Andrea Frassoni e dallo stesso Cozzi. Su Rai4 dal 24 novembre in seconda serata
Ci racconta “Space Walks”?
È un programma di divulgazione che parla di Spazio, un argomento tecnico-scientifico di altissima qualità. Lo facciamo con l’ambizione di fare capire come e perché lo Spazio abbia oggi un’importanza così rilevante per la nostra vita quotidiana e anche per sottolineare il legame ancora più stretto che avrà con il nostro futuro. Cerchiamo di utilizzare un linguaggio facile, raccontando anche quanto lo Spazio sia suggestivo e come l’avventura spaziale sia un’estensione del viaggio che riguarda da sempre donne e uomini, il viaggio della specie umana oltre i nostri confini.
Prima di raggiungere lo Spazio l’uomo ha osservato per millenni la volta celeste. Come è cambiato nel tempo il nostro sentire l’infinito?
Bisognerebbe chiederlo ai poeti (sorride). Credo che stiamo vivendo un’epoca in cui si apparecchi il futuro spaziale del genere umano. Cominciamo a riflettere sull’imminente ritorno dell’uomo verso la Luna, che potrà essere realtà dal 2025, consapevoli di come la nostra vita terrestre sia indissolubilmente legata a ciò che facciamo nello Spazio. Pensiamo al programma Apollo, che negli anni Sessanta portò i primi uomini sulla Luna: da lì vennero ricavati decine di migliaia di brevetti che usiamo ancora oggi. I tessuti ignifughi che proteggono i pompieri dagli incendi arrivano da lì, la miniaturizzazione dei chip fu potenziata durante quel programma. I defibrillatori, così come le pompe cardiache, sono tecnologie che non avremmo, o sarebbero diverse, se non le avessimo utilizzate nello Spazio. Stesso discorso vale per il GPS, che senza lo Spazio non funzionerebbe.
Perché per tanti anni non siamo più tornati sulla Luna?
Perché siamo stati capaci di farlo, ma non è cosa semplice ed è anche particolarmente costoso. Ci andammo per ragioni strategico militari e una volta vinta la gara venne meno il motivo del contendere. Chiediamoci invece perché oggi vogliamo, o dobbiamo, tornarci. I motivi sono tanti a partire dal desiderio dell’uomo, che non riesce a trattenersi dall’esplorare qualcosa che non conosce. Abbiamo l’obiettivo di andare anche per rimanerci più a lungo possibile, iniziando per esempio a sfruttare quelle risorse che sulla terra cominciano purtroppo a scarseggiare e che, se noi invece trovassimo negli asteroidi o sulla Luna, potrebbero darci una fortissima mano per sopravvivere sulla Terra. Altro motivo fondamentale è che la Luna è l’anticamera per l’esplorazione più profonda del cosmo, in primis quella verso Marte, vero grande obiettivo dei programmi spaziale.
Come prosegue la nostra esplorazione di Marte? Quando ci arriveremo?
Lo stiamo conoscendo sempre meglio. Mentre parliamo ci sono diversi robot che stanno cercando segnali di vita microbica sul Pianeta rosso. È confermato, grazie a ricercatori italiani, come milioni di anni fa su Marte ci fossero fiumi, laghi e oceani e quando c’è acqua, tendenzialmente, c’è vita come la conosciamo noi. Il prossimo anno l’Agenzia spaziale europea invierà la prima sonda robotica europea sul Pianeta che trivellerà fino a due metri alla ricerca di conferme. La presenza di acqua renderebbe possibile la produzione di ossigeno, l’acqua, nello Spazio, è carburante. Fra 20 o 30 anni, magari, vedremo i primi pellegrini sbarcare su Marte.