Duilio Giammaria

Dopo ogni guerra, il cambiamento

Il RadiocorriereTv incontra Duilio Giammaria, conduttore del programma di Rai2 e direttore della Produzione documentari della Rai. Il popolare giornalista: “‘Petrolio Antivirus’ incrocia le scelte scientifiche, le analizza, le discute. L’informazione non deve prendere decisioni, ma può evidenziare storture e proporre soluzioni”

Cosa significa fare informazione al tempo del Coronavirus?

Fare partecipare i cittadini alla consapevolezza dei problemi che ci sono e alle possibili soluzioni, non semplicemente elencando le questioni, ma trovando il bandolo della matassa. Legittimamente, a nome di “Petrolio”, posso rivendicare il fatto che per primi abbiamo inaugurato la stagione dell’attenzione nei confronti dei test, quando ancora l’OMS e l’ISS dicevano che dovevano essere fatti solo alle persone con sintomi evidenti. Avendo incrociato i dati di Vo’ Euganeo, abbiamo sollecitato tutti al fatto che quell’esperienza ci diceva che c’erano gli asintomatici, così facendo abbiamo incoraggiato anche le politiche della Regione Veneto a essere ancora più assertive. Quando la televisione incrocia le scelte scientifiche, le analizza, le discute e dice: secondo me questa è la linea, aiuta. L’informazione non deve prendere decisioni, ma può evidenziare storture e proporre soluzioni. È tipico dell’informazione impegnata e noi pensiamo di esserlo, e questo ci è stato riconosciuto dal pubblico.

Una televisione capace di dare un contributo fattivo…

Anche sulla Cina e sulla Russia, o sugli errori dell’OMS, siamo stati in qualche modo precursori, nel mainstream televisivo nessuno aveva fatto un ragionamento così. Riuscire a essere propositivi significa arrivare un passo prima che le questioni siano persino percepite dall’opinione pubblica. Un’informazione quasi precognitiva, una forma di intelligenza artificiale.

Da gennaio a oggi, dall’inizio dell’epidemia in Cina alla pandemia globale, sembra passato molto più di qualche mese. Oggi che fotografia ti senti di scattare?

Stiamo vivendo un passaggio epocale. Sin dalla primissima puntata di “Petrolio Antivirus” dissi ai miei collaboratori che avremmo dovuto comportarci come in una guerra, da affrontare in modo monotematico, sapendo che molti degli assunti di quello che facevamo anche noi prima, sarebbero cambiati. E così è stato. Stiamo cambiando il nostro modo di lavorare, e non parlo semplicemente del telelavoro, è qualcosa di più importante. Chiediamo alla società italiana di fare una sorta di autocoscienza, sia a livello politico che sociale, cercando di evidenziare quali sono le cose che non sono andate, che appartengono a una stagione passata e che non possono essere applicate a questa nuova stagione che chiede un cambiamento nella gestione dell’amministrazione, dell’informazione, della vita quotidiana. Tutti noi ci misuriamo su questo e dobbiamo fare in modo che il misurarsi individuale si trasformi in un progetto collettivo e sociale, che ci porti fuori da questa situazione. Traggo la fotografia di una grandissima opportunità di cambiamento.

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