Donatella Finocchiaro
Caterina sono io
Il 3 dicembre in prima serata su Rai1 va in onda “Io, una giudice popolare al Maxiprocesso”, docufiction diretta da Francesco Micciché, ricostruzione e racconto di un episodio cruciale della nostra storia contemporanea. Del suo personaggio, l’attrice racconta: «Appena ho letto la sceneggiatura ho sentito subito questo ruolo parte di me» e aggiunge « In Sicilia la mia vera natura».
Un argomento non nuovo al cinema e alla tv. Cosa c’è di diverso in questo progetto?
Non se ne parla mai abbastanza però, ancora una volta, una docufiction che alterna finzione e repertorio è, forse, lo strumento più efficace per presentare al pubblico un argomento così importante. Sono certa che l’impatto emotivo sarà molto forte proprio grazie all’utilizzo delle immagini storiche di quel periodo, del Maxiprocesso. Nessun personaggio famoso, ma si sceglie di raccontare quel momento dal punto di vista delle giurie popolari, persone normali chiamate ad assumersi un impegno civico importante.
Chi è dunque Caterina, la giudice popolare che interpreta?
Una donna normale, una giovane insegnante soddisfatta della propria vita semplice che a un certo punto viene sorteggiata come giudice popolare al Maxiprocesso. È un personaggio realmente esistito e, anche se la sua vicenda è leggermente romanzata, la storia parte proprio dal suo punto di vista che sintetizza benissimo lo stato d’animo degli altri nelle sue condizioni. Accettare quel ruolo, in quegli anni, non era facile, soprattutto se eri una donna con famiglia. La tua vita viene stravolta, immaginate di vivere sotto scorta e avere il peso di giudicare i mafiosi. Ti cambia l’esistenza, quell’evento ha cambiato per sempre il corso della storia di questo Paese.
Ogni personaggio è una sfida, qual è la sfida di Caterina?
Appena ho letto la sceneggiatura del film ho sentito subito questo personaggio parte di me, ho detto “lo devo farla, Caterina sono io”, ho subito visualizzato questa donna, e non succede sempre. Quando studi un copione ci sono sempre molti dubbi, molti nodi da sciogliere, ma non in questo caso: è stato amore immediato, avrei potuto, e voluto, accettare quella sfida anche io. Al regista, Francesco Miccichè, ho affidato subito la mia sensazione, è una sorta di trasposizione magica che ti porta a immergerti nel ruolo totalmente. Tutto è venuto facile, le parole scorrono in una maniera magica, c’è poco da dire, non c’è sforzo perché le senti nel tuo cuore.