DONATELLA BIANCHI: Linea blu

Il Mare, che meraviglia

L’esplorazione, il racconto di un ecosistema fragile e duramente messo alla prova dall’uomo. Ma anche le storie, intense e vere, di chi sul mare e di mare vive. Donatella Bianchi, al timone di “Linea Blu” da oltre vent’anni e presidente di WWF Italia, al RadiocorriereTv: «Quando mi immergo trovo un mondo che mi ospita, che mi incanta, mi affascina, e che sento di dovere rispettare»

Nella foto : Donatella Bianchi

Linea Blu è un racconto che si rinnova di puntata in puntata, di stagione in stagione. Cosa significa raccontare il mare?
È ritrovare un po’ il pensiero di coloro che lo hanno fatto in passato, da Virgilio fino a Mankiewicz, ovviamente molto più modestamente. Chi ha cercato di raccontare il Mediterraneo lo ha fatto tentando di rappresentare una realtà. Con “Linea Blu”, programma della Rai fortemente voluto dal Servizio Pubblico nel 1994, lo abbiamo fatto con l’ausilio delle immagini. È uno story telling che va avanti da 25 anni al quale siamo tutti molto affezionati, un racconto che si rinnova ogni volta con storie, novelle e anche, più tristemente, con il tema del cambiamento a cui stiamo assistendo.

Narrare il mare significa anche raccontare le vite e i sogni di tante persone. C’è una storia che ti è rimasta particolarmente nel cuore?
Ogni volta l’esperienza si rinnova, proprio perché troviamo storie nuove, nuovi personaggi, e sono proprio loro a rendere particolarmente ricco questo nostro viaggio. Sono storie semplici, alcune delle quali raccolte nel mio primo libro “Storie dal mare”. Lì ci sono i personaggi più straordinari, da Angelo D’Arrigo, campione di volo libero e grandissimo scienziato del volo, della migrazione degli uccelli, alla signora che abitava sulla linea di confine del poligono di tiro di Capo Teulada, in Sardegna. Lei, che era nata all’interno di quella che era diventata l’area del poligono, non se ne è mai voluta andare dalla sua terra, dai suoi animali. Storie di pescatori, esploratori, uomini accomunati dal grande coraggio, perché vivere e lavorare in mare significa rischiare la vita ogni giorno. In mare non mancano solidarietà e fratellanza, in mare non si è mai soli.

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