Divertiamoci ragazzi!

#SANREMO2024

Un Festival al passo coi tempi, capace di raccontare tutta la contemporaneità musicale. Alla vigilia della 74esima edizione, il RadiocorriereTv incontra Amadeus: «Cerco di godermi ogni istante di Sanremo, una delle tradizioni più belle che appartiene a tutti»

“Sanremo si ama”… un amore che condivide con molti milioni di italiani, come si appresta a vivere questa quinta avventura consecutiva?

Con entusiasmo. Con la voglia che ho sempre di fare ascoltare le canzoni al pubblico: io le conosco da diversi mesi, alcune dall’estate scorsa. Le ho ascoltate centinaia di volte e arriva il momento in cui vuoi condividere questa gioia, in cui cresce la curiosità di scoprire la reazione del pubblico, di sapere quali sono i brani che saranno più amati. La felicità di vedere un Sanremo che viene assemblato, le idee che prendono forma. Cerco di godermi ogni istante di questo Festival, come del pre-festival, con le prove a teatro, la scenografia, la condivisione con la messa in scena dei cantanti.

Quanto pensa che i suoi Sanremo abbiano contribuito a cambiare la musica italiana?

È una cosa che mi dicono e che ovviamente mi fa piacere, ma non amo autoelogiarmi, non è una cosa che mi appartiene. In realtà era il mio pensiero dalla famosa estate del 2019, quando la Rai mi chiamò per darmi il compito di essere il conduttore e il direttore artistico di Sanremo: far sì che il Festival fosse al passo con i tempi sotto tutti i punti di vista, e soprattutto musicale. Sanremo doveva tornare a essere importante per la musica in gara, piuttosto che per lo show. Doveva farlo aprendo le proprie porte ai giovanissimi, anche sconosciuti, alla tradizione, alle cose anche più folli, alla musica attuale, che però sembrava lontana anni luce dal Festival. Sembrava che Sanremo vivesse in un mondo a parte. Non sapevo se questo sarei mai riuscito a realizzarlo, devo dire però, onestamente, che ho trovato grande collaborazione da parte della discografia, dei cantanti e della Rai, che hanno seguito negli anni i miei pensieri anche se potevano sembrare completamente estranei, diversi, opposti alla tradizione sanremese. Ho grande rispetto di quest’ultima, ma non per questo deve esserci solo la canzone sanremese.

Ogni esperienza ci cambia e spesso ci fortifica, cosa ha dato all’uomo Amadeus il Festival?

Tanto. Non solo all’uomo ma anche al conduttore Amadeus. Fare cinque anni di Sanremo come conduttore e direttore artistico, con tutte quelle ore di diretta, significa mettere insieme la stessa esperienza che avrei potuto fare in trent’anni di televisione. Devi fronteggiare tutto e tutti, essere a disposizione dei cantanti, dei discografici, degli ospiti, dei manager, per affrontare ogni cosa, a partire dagli imprevisti, perché al Festival tutto può accadere. Fortunatamente ho trovato da parte di tutti grande disponibilità. Sanremo mi ha reso più forte, più consapevole, mi ha insegnato tante cose.

Cosa dirà ai suoi compagni di viaggio prima di salire sul palco?

Innanzitutto, come si dice nello spettacolo “merda, merda, merda”. E poi dirò loro di divertirsi, di non pensare ad altro, di godersela.

Fiorello è uno dei fil rouge che legano i suoi Sanremo…

È insostituibile. Ho sempre detto che non avrei mai potuto fare cinque festival così senza di lui. Si è speso tantissimo. Mi piace pensare che questi non siano stati i miei festival ma i nostri festival. Fiorello è stato fondamentale nel creare un clima di imprevedibilità, di allegria, di affetto verso la gente, che ha a sua volta restituito questo affetto al Festival. Ogni anno ha portato un’idea diversa. Ora va a chiudersi il cerchio con qualcosa che non si è mai visto in 74 edizioni, una postazione davanti all’ingresso principale del Teatro Ariston che vive tutta la sera e gran parte della notte, sarà qualcosa di unico.

Tante sorprese in arrivo…

Fiorello è geniale. Come da tradizione di questi cinque anni lui sa cosa farò io ma io non so cosa farà lui. Ma sinceramente a me piace non sapere cosa farà (sorride).

Tanta l’attesa anche per la serata dei duetti…

Anche in questo devo ringraziare i cantanti, ognuno di loro ha portato un’idea. Riuscire ad avere trenta duetti, con ospiti di diverso genere, è un vero spettacolo. La serata del venerdì piace tantissimo, è qualcosa di particolare, uno show nello show. Il merito va dato ai cantanti, alla discografia e al loro entusiasmo.

Ama, viva Sanremo…

Sempre. Sanremo si ama, non “ama” in quanto Amadeus, ma come voce del verbo amare. Tanto è che lo abbiamo scritto in minuscolo per l’amore che si deve avere per Sanremo, una delle nostre più belle tradizioni, da tutelare. Sanremo appartiene a tutti.

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