Diabolik, chi sei?
Nelle sale dal 30 novembre il terzo capitolo della saga diretta dai Manetti bros. Con Giacomo Gianniotti, Miriam Leone e Valerio Mastandrea
Chi è veramente Diabolik? Le sorelle Giussani nel marzo del 1968, a cinque anni dalla pubblicazione del primo numero del leggendario fumetto, provarono a rispondere a questa domanda, scrivendo e poi pubblicando quello che probabilmente è l’albo del Re del Terrore più famoso di sempre: “Diabolik chi sei?”. «Dopo due film, e qualche anno di completa dedizione al nostro antieroe preferito, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di prendere il toro per le corna e di far diventare un film il mitico albo del ’68 – affermano i Manetti bros. – Le Giussani, con la capacità di suggestione che le ha rese tra le autrici di fumetti più importanti d’Italia e probabilmente del mondo, sono riuscite, ancora una volta, a trovare la quadra magica, a spiegare il personaggio e le sue origini senza veramente spiegarlo o, quantomeno, senza svelarlo completamente, lasciandolo misterioso e affascinante». Un lavoro che trasferisce al cinema la suggestione dalla pagina disegnata. «Nel primo film abbiamo raccontato Diabolik dal punto di vista di Eva Kant, la donna che si innamora di lui e che affiancandolo lo completerà – proseguono i registi – nel secondo attraverso quello dell’ispettore Ginko, l’uomo che gli dà la caccia e alza costantemente il livello della sfida. Nel terzo film abbiamo deciso di raccontare Diabolik dal punto di vista di Diabolik stesso. Chi è Diabolik? E soprattutto: il Re del Terrore è completamente conscio delle sue origini e della sua misteriosa identità? Da lettori abbiamo visto Diabolik attraversare gli anni con quella capacità magica, che hanno sempre i fumetti, di restare identico, e apparentemente della stessa età, mentre passano i decenni. Abbiamo voluto mettere anche questa caratteristica nel film, facendo un balzo in avanti di un decennio». Dopo gli anni 60 del primo e del secondo capitolo, la pellicola ci porta improvvisamente negli anni 70. Scenografie, costumi e fotografia sono cambiati in modo piuttosto radicale: dalla fredda razionalità ed eleganza che caratterizza gli anni 60, il passaggio alla follia eccentrica e rivoluzionaria del decennio successivo, cosa che ha dato un taglio completamente diverso al film, anche dal punto di vista cinematografico e di ritmo del racconto. «Se non bastasse, – aggiungono i registi – nella seconda parte, quando raccontiamo la sorprendente infanzia di Diabolik, abbiamo fatto un tuffo in dei non ben definiti anni 40, cambiando ancora una volta lo stile, in maniera ancora più repentina, passando a un immaginario espressionista rigorosamente in bianco e nero». «Il terzo film è pieno di canzoni e di straordinarie interpretazioni di grandi cantanti italiani e non – concludono i Manetti bros. – Per il brano dei titoli di testa, dopo l’oscurità di Manuel Agnelli e l’eleganza di Antonio Diodato, siamo passanti al funky frizzante e stiloso dei Calibro 35 in coppia con Alan Sorrenti. Questa canzone rappresenta la profonda differenza di questo film rispetto ai precedenti». Nel cast di “Diabolik, chi sei?”, coprodotto da Rai Cinema, ritroviamo Giacomo Gianniotti (Diabolik), Miriam Leone (Eva Kant) e Valerio Mastandrea (Ginko). Nel cast anche Monica Bellucci (Altea), Pier Giorgio Bellocchio (Sergente Palmer) e Chiara Martegiani (Elisa Coen). «Già durante il primo incontro, con i Manetti avevamo scelto a quale albo si sarebbe ispirato il terzo film della saga – afferma la casa editrice Astorina – Non soltanto perché il più amato dai lettori, non soltanto perché il più ristampato (a grande richiesta), non soltanto perché affascinava tutti e tre l’idea di trasferirlo dalla carta alla pellicola… ma soprattutto perché eravamo certi che il pubblico delle sale, dopo aver visto il Re del Terrore un paio di volte in azione, si sarebbe chiesto: Diabolik, chi sei?. Lo stesso era successo tanti anni fa ai lettori del fumetto e all’epoca le sorelle Giussani avevano risposto con poche informazioni e molti misteri sul passato del loro personaggio. Lo stesso vale per il terzo film, come i precedenti rispettoso della storia da cui è tratto, che ha scelto come simbolo lo sguardo inquietante della pantera nera. Come fece il fumetto».