Danilo Arena
Sto vivendo il mio sogno
Rivelazione della terza stagione de “Il Cacciatore” nella quale interpreta il discepolo del mafioso Pietro Aglieri, il RadiocorriereTv incontra il giovane attore siciliano: «Girando ho messo tutta la mia anima, tutta la forza, negli occhi del mio personaggio ci sono il mio massimo, il mio limite, la voglia di crescere ancora». Le puntate sono disponibili su RaiPlay
Si è da poco conclusa la terza stagione de “Il Cacciatore”, cosa le ha dato questa esperienza?
Prima di tutto l’opportunità di mostrare l’attore che voglio essere, ma anche di potere reggere un ruolo da protagonista. Davide ha un arco completo di colori in cui un attore può mettersi in gioco: dal comico alla commedia, al dramma puro. “Il Cacciatore” mi ha regalato grandi emozioni, prima vissute da fan della serie, poi nella fase di preparazione, quindi sul set e infine da spettatore davanti allo schermo.
Cosa ha provato nel vedersi nei panni di Davide?
Sono sempre autocritico e non mi piaccio mai (sorride), e questo mi fa bene perché continuo ad avere fame. Girando ho messo tutta la mia anima, tutta la forza, negli occhi di Davide ci sono il mio massimo, il mio limite, la voglia di crescere ancora.
Mafia e antimafia, le sfide degli anni Novanta. Lei è giovane, che idea si è fatto di quel periodo e di quella Sicilia?
Verso la fine di quel decennio la mafia cambia e decide, come si vede anche con la figura di Pietro Aglieri, di smettere di fare morti per strada, di seminare terrore. Questo non significa che diventi meno crudele: il confine che c’è tra l’ammazzare una persona nella carne o nella dignità, attraverso la corruzione, è davvero molto sottile.
Quanta Sicilia c’è nel suo essere attore?
Sono siciliano, nato e cresciuto in Sicilia. Nel mio pensiero c’è tanto della mia terra, poi, quando incontro il personaggio da interpretare, questo prende la piega che deve prendere.