Filippo Corsini
Un’estate di sport su Rai Radio1
La Serie A fino al 2 agosto, la Formula1, il MotoGp, le coppe europee e il ciclismo. Il conduttore di “Tutto il calcio minuto per minuto” e caporedattore della redazione sportiva illustra al RadiocorriereTv il palinsesto sportivo dell’emittente
Insieme al Paese è ripartito lo sport, con quale spirito avete ripreso il racconto degli eventi alla Radio?
Con grandissimo entusiasmo, anche perché per noi che ci occupiamo e viviamo di sport, come per tutti gli appassionati, il lockdown di marzo è stato terribile, una catastrofe, si è spenta improvvisamente la luce. Tutto ciò che avevamo programmato è andato in standby, è stato cancellato. Quella del 2020 doveva essere un’estate ricchissima con il primo europeo itinerante della storia, le Olimpiadi di Tokyo, era già tutto organizzato. Soltanto le due guerre mondiali erano riuscite a tanto. Questa ripartenza molto sofferta del campionato, poi della Formula1, primo grande evento internazionale, è quasi un inno all’ottimismo. Speriamo davvero che sia finita e che passo dopo passo si torni al calendario normale. Per lo sportivo i calendari sono la cosa più certa che ci possa essere, vengono stabiliti con mesi di anticipo, ti puoi orientare perfettamente.
I calendari regolano, per così dire, la vita di molte persone…
La vita della famiglia, senza campionati, perde dei punti di riferimento pazzeschi. La ripartenza del calcio, con le partite che si giocano quasi tutti i giorni, ha consentito a molti di noi di rimettere un pochino di ordine nella propria vita. L’attesa è stata brutta perché abbiamo vissuto tre-quattro mesi nell’incertezza, chiedendoci come e quando si sarebbe ripartiti.
Al di là del dato sportivo, che conosceremo nelle prossime settimane, cosa rimarrà del campionato di calcio 2019-2020?
È come se fosse iniziata un’altra vita, il campionato che è ripartito penso sia completamente diverso per tanti motivi. I valori di sempre stanno piano piano venendo fuori, vedi l’Atalanta, la Juventus, anche la Lazio, però probabilmente, se non ci fossimo fermati qualche sorpresina in più sarebbe venuta fuori. Giocare senza pubblico è tutta un’altra cosa, e lo dimostrano i numeri, che parlano di un fattore campo praticamente crollato. Sono aumentate tantissimo le vittorie esterne proprio perché le squadre giocano tante “amichevoli”. Giocare senza pubblico è un altro sport, non è il calcio, ma bisognava farlo per forza e, dunque, si è fatto buon viso a cattivo gioco.