Continuo a sognare…

Nicolas Maupas

È uno dei giovani attori del momento, apprezzato dal cinema e dalla tv, amato dal pubblico come una rockstar. Due le serie di cui è protagonista, la seconda stagione di “Un Professore” e il fantasy “Noi siamo leggenda”: «Mi sarebbe piaciuto volare. Tra i tanti poteri, quello che non è proprio indispensabile, almeno per me, è leggere nel pensiero delle persone. Un rischio che potrebbe fare molto male»

Sta vivendo un momento d’oro, questo mestiere non è più un sogno, le cose si stanno facendo molto serie…

È diventato il mio mestiere con annesse responsabilità, paure e il grande impegno che ci vuole. Ancora oggi, però, recitare rappresenta una grandissima opportunità, i sogni non sbiadiscono, al contrario si moltiplicano e si riproducono da soli. Quando hai la fortuna di fare il lavoro che ami, conquisti un sogno e se ne creano immediatamente altri. Spero di continuare a sognare a lungo…

Una seconda stagione molto attesa, come siete riusciti a conquistare il cuore delle persone?

“Un Professore” è un progetto estremamente sincero, genuino nel quale si raccontano tante fasi della vita, dall’adolescenza all’età più matura, si parla di famiglie e del dialogo tra ragazzi e adulti. È una serie nella quale il pubblico riesce a trovare sempre una parte di sé, un lato del proprio carattere, una sfaccettatura che permette a chiunque di immedesimarsi nella drammaticità della storia. È un racconto che ti fa sentire a casa e dove puoi ritrovare casa.

Il pubblico vi ama, avete fan che vi considerano delle rockstar. Che effetto le fa tutta questa attenzione?

Fa un po’ paura, ma c’è anche la contentezza di ricevere l’affetto delle persone. Ho ricevuto un’educazione familiare che mi fa stare tranquillo, so di dover mantenere i piedi per terra.

Tra Manuel e Mimmo c’è Simone. Questo nuovo ingresso come sposta il baricentro tra i due protagonisti?

Mimmo è una di quelle incognite che entra nella vita di Simone e lo invade di molte domande, alle quali il mio personaggio cerca di dare delle risposte. Più si va avanti con le puntate, più i due ragazzi imparano a conoscersi meglio, i rapporti si fanno più stretti, le storie si intrecciano. Dal punto di vista professionale, è stato molto interessante, dopo “Mare Fuori”, lavorare di nuovo con Domenico Cuomo.


Avere come “maestro” Alessandro Gassmann, Prof. e padre per fiction, fuori dal set, cosa le ha trasmesso?

Alessandro ha uno stile comunicativo molto simile a quello di Dante, ha la generosità di spirito. È una persona estremamente generosa, disponibile a dare a noi attori più giovani consigli importanti sulla professione, su come ampliare le nostre conoscenze, quali film guardare o quali libri leggere. È un essere umano attento all’altro, che prende a cuore le persone. È un uomo buono, buono, buono… e poi fa veramente ridere.

“Noi siamo leggenda”, ci racconta la sua esperienza in questo fantasy?

Un teen drama corale nel quale l’elemento fantasy rappresenta una bella scommessa, una sfida anche per noi attori che abbiamo lavorato con il VFX (Visual Effects), con la fantasia o con elementi non proprio canonici del mestiere. Meno nuovo per me è stato avere a che fare con un ruolo che ha delle caratteristiche molto simili ai personaggi che ho interpretato fino adesso. La sfida è stata, però, proporlo in una maniera completamente nuova. Dal punto di vista drammatico, Jean è davvero molto carico, ci sono tante lacrime, tanta incomprensione, si rappresenta, ancora una volta, una fase dell’adolescenza un po’ cieca.

E i poteri?

Non sono i protagonisti, piuttosto delle metafore. Il pubblico non troverà la spettacolarizzazione, ma il tema è “cosa fanno questi ragazzi una volta che acquisiscono dei poteri”, come reagiscono, quali saranno le loro azioni, che tipo di responsabilità sono in grado di assumere. Ma soprattutto quali paure sono in grado di vincere o quali nuovi timori sorgono dopo la scoperta di questi poteri.

Se avesse avuto un potere…

… mi sarebbe piaciuto volare. Tra i tanti poteri, quello che non è proprio indispensabile, almeno per me, è leggere nel pensiero delle persone. Un rischio che potrebbe fare molto male. Non tutte le cose vanno dette, meglio lasciarle nascoste… scoprire qualcosa in più dell’altro non è per forza sempre un bene.

In questa serie si esplorano le radici delle proprie paure e le proprie insicurezze. Qual è la sua paura più grande?

È una domanda molto difficile… credo di averne di molto umane, paura dell’abbandono, della solitudine, di ferire o essere ferito da qualcuno, di perdere le persone a me care.

Quando non lavora, a quali altre passioni si dedica?
Il disegno è una attività che mi piace e riesce a rilassarmi, poi c’è sicuramente la musica… adoro fare delle ricerche, spulciare nelle playlist e scovare ritmi nuovi.

Sempre più di frequente ci sono attori che si cimentano con la macchina da presa. Si vede nel futuro come regista?

Sì, è un’altra aspirazione.

Con quale ruolo vorrebbe mettersi alla prova?

Mi piacerebbe fare il cattivo, non ho mai provato e sarebbe una bella prova per uscire dalle mie corde, sporcare un pochino di più questo viso così pulito… ho anche provato a farmi crescere la barba, ma ho dovuto tagliarla perché i commenti erano molto negativi (ride).

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