Confesso che ho vissuto e non ho ancora finito

Katia Ricciarelli

Una commedia con battute al vetriolo e momenti reali di commozione per la cantante lirica di fama internazionale Katia Ricciarelli, insieme a Pino Quartullo, anche regista dello spettacolo, Claudio Insegno e Nadia Rinaldi. Un finale inaspettato chiuderà il gioco al massacro e, dopo aver divertito a lungo lo spettatore, lo lascerà sbalordito e senza respiro.

Sarà in scena per la prima volta con Pino Quartullo, Claudio Insegno e Nadia Rinaldi. Come vive il suo ruolo in questa commedia brillante?

Che vado in scena come attrice è la seconda volta, ma con Pino Quartullo, Claudio Insegno e Nadia Rinaldi è la prima volta e ho vissuto con loro un ruolo molto impegnativo, molto scherzoso, con una madre che vuole dirne quattro ai figli perché vorrebbe che fossero diversi. Uno non si gode la vita ed è noioso pensando solo ai soldi, una pensa solo a mangiare e l’altro è omosessuale e, lei, la madre appunto, vorrebbe che fossero diversi. Ma alla fine, anche se non posso dire di più, loro faranno di tutto per avvelenarla e liberarsene.

Ma la commedia regala momenti anche di commozione…

Perché deve essere così. Anche quando c’è molta ironia dobbiamo pensare che i rapporti tra madre e figlio hanno tante sfaccettature e molte di queste sono commoventi.

Si è divertita?

Moltissimo. Sono tutti simpatici, bravi, divertenti. Una bella compagnia e sono certa che la commedia piacerà perché è profonda ma divertente. La gente vuole sorridere.

Questa commedia lascia lo spettatore sbalordito. Ma anche la sua vita è stata così sorprendente…

Io penso che sulla mia vita privata e artistica potrei fare una telenovela di cinquanta puntate. Nella mia vita ci sono state tante cose belle e tante meno belle. Tutto serve anche da lezione. Dobbiamo andare sempre avanti. Onestamente ho vissuto, confesso che ho vissuto, come dice Neruda. E ancora non ho finito. Non ho intenzione di morire.

Nel 1972 salì alla ribalta vincendo il concorso su nuove voci, in prima serata su Rai1. Mike Bongiorno la definì “una voce entusiasmante”. Quello è stato il momento che ha cambiato la sua vita?

Quel concorso mi ha fatto fare un balzo proprio a livello mondiale perché si sono aperte le porte del Giappone, dell’America, dappertutto in Europa. Una spinta notevole.  Ma preciso che se non si gestisce bene, un evento così può anche rappresentare la fine. Ci si può fare molto male se non si dimostra, con il tempo, che si sa fare davvero qualcosa.

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