Con il sorriso, sul palco e nella vita
Dalla navicella spaziale all’ufficio delle poste, dal Castello di Dracula al museo della Palla. Sono le quattro stanze misteriose dalle quali sei concorrenti vip dovranno trovare la via d’uscita. Alla guida di “Liberi tutti”, con i Gemelli di Guidonia e Peppe Iodice, la conduttrice pugliese, che al RadiocorriereTv parla del suo rapporto con il gioco: «Amo mostrare il mio lato fanciullesco, ironico, che equivale a sentirmi libera, a essere davvero quella che sono». Da lunedì 23 ottobre in prima serata su Rai 2
Ritorna in Tv per fare giocare gli italiani… cosa l’ha portata a questo progetto?
La curiosità. È un progetto nuovo che stiamo costruendo tutti insieme, un percorso diverso anche dal punto di vista della conduzione. Il nostro ruolo non sarà quello tradizionale del “signore e signori buonasera”, ma saremo proprio parte integrante della sfida. Il pubblico a casa e gli amici vip si cimenteranno con il gioco.
Prima di questa esperienza che effetto le facevano le escape room?
Non le conoscevo, non avevo mai giocato. Ci sono entrata per la prima volta insieme agli autori, al cast, alla produzione. Mi sono divertita al punto da scoprirmi estremamente competitiva, determinata a trovare la soluzione.
Quali caratteristiche deve avere un concorrente per trovare la via di fuga?
Deve essere attento ai particolari, sviluppare il pensiero laterale senza mai accontentarsi dell’evidenza. La chiave sta nell’avere un approccio logico.
Quanto conta il gruppo per trovare la giusta strategia?
Lo spirito di gruppo è fondamentale. Avremo squadre composte da tre concorrenti che dovranno arrivare insieme alla vittoria per aggiudicarsi la possibilità di prendere parte alla sfida finale. Il gioco di squadra aiuta anche a mettere in risalto le singole personalità, l’ho provato personalmente (sorride). Giocando ho riscoperto il mio approccio logico-matematico.
Che cosa rappresenta per lei il gioco?
Nella mia vita ha un ruolo centrale, amo giocare e sono un po’ il “giullare” di casa. Mi piace fare divertire mia figlia, inventiamo personaggi, facciamo le voci, giochiamo con il cane. Certo, serietà sulle cose importanti, ma il mio spirito fanciullesco emerge sempre.
Insieme a lei i Gemelli di Guidonia e Peppe Iodice… difficile tenerli a bada?
Mi piace paragonarci a una compagnia teatrale, all’interno della quale ognuno ha il proprio ruolo. Io sono la moglie di Peppe, quella precisina e petulante, i Gemelli sono quelli che non sbagliano mai. E ogni personaggio ha una funzione all’interno del gioco.
Un comedy-show in prima serata, quanto è forte in lei la cifra della commedia?
Premesso che lascio fare il comico a chi lo è per mestiere, e Peppe in questo è davvero eccezionale, penso di avere in me il seme della comicità, seguo la regola del non prendermi mai troppo sul serio. Credo anche che la comicità corrisponda al superamento di un dolore, all’elaborazione di una difficoltà. Osservo i comici, li studio, cerco di imparare da loro.
Sul palcoscenico, nella vita, cosa la rende felice?
Amo mostrare il mio lato fanciullesco, ironico, che equivale a sentirmi libera, a essere davvero quella che sono. Così è nel lavoro, così è nella vita di tutti i giorni.
Questo non è sempre possibile, ma quando trovo le persone giuste con cui condividere la mia essenza, sono davvero felice e divertita.
Tanti successi alle spalle, che rapporto ha con la popolarità?
Il mio percorso professionale è stato graduale. Ho cominciato con il cinema a 17 anni, poi sono arrivate le serie televisive, le prime partecipazioni in Tv, fino al “Festival di Sanremo” con il grande Pippo Baudo. Un passo dopo l’altro, un viaggio che mi ha portata fino a “Detto fatto”. Ecco, entrare per quattro anni di fila, tutti i giorni, nelle case degli italiani, mi ha regalato un rapporto molto intenso con il pubblico, mi sono resa conto cosa voglia dire far parte in qualche modo della quotidianità delle persone, delle loro abitudini. Questa sensazione di famiglia con il pubblico è ciò che di più bello mi ha lasciato quel programma.
Si ripensi per un istante ragazzina, come vede la giovane Bianca che sognava il successo?
Vedo una ragazza sognatrice e piena di insicurezze. Ho avuto tante volte la sensazione di non essere all’altezza, ma ho sempre reagito cercando di conoscere e di conoscermi, pronta a misurarmi con il mondo. L’ho fatto trasferendomi a Roma appena diciottenne, lasciando il mio paese: avevo forse bisogno che la vita mi prendesse un po’ a schiaffi. Devo dire che le esperienze mi hanno insegnato tanto, e non gratuitamente.
Cosa direbbe oggi a quella ragazza?
Di non fermarsi, di avere fiducia in se stessa, di ricordare che tutto quello che accade parte prima di tutto da noi.
Chi è Bianca oggi?
Una donna che non ha forse risolto tutte le sue fragilità, ma che ha la consapevolezza di averle. Credo che sia già un buon punto di partenza (sorride).