Con il sorriso e la leggerezza di Nino

FRANCESCO ZENGA

Il giovane attore campano, al debutto cinematografico, è tra i protagonisti della serie di Rai 1 diretta da Francesca Archibugi. Al RadiocorriereTv confida: «È accaduto tutto in pochi mesi. I provini, il mio arrivo a Roma, il set. Sono stato buttato in una lavatrice (sorride). È stata la mia prima volta, era surreale»

La Storia (History: A Novel), director Francesca Archibugi, cinematography Luca Bigazzi. A series based on the ‘History: A Novel’ of Elsa Morante, in Rome during the war and after the war.

Com’è stato l’incontro con “La Storia”?

Entusiasmante. È accaduto tutto in modo veloce, a partire dai provini. Il primo è stato a febbraio del 2022, ad aprile hanno deciso di darmi il ruolo e il mese successivo sono iniziate le riprese, che si sono concluse a novembre. Sono stato buttato in una lavatrice (sorride). Essendo stata la mia prima volta era tutto surreale.

Cosa l’ha colpita della sceneggiatura, del suo personaggio?

La preparazione del personaggio è avvenuta sulla sceneggiatura di Giulia Calenda, Ilaria Macchia, Francesco Piccolo e Francesca Archibugi. Il mio intento era quello di interpretare il loro Nino. Approcciarsi a un personaggio di quel periodo storico, per un ragazzo del XXI secolo, non è facile, nonostante il nostro presente ci sputi in faccia l’orrore della guerra, in Ucraina come in Palestina. Sono fatti che ci fanno capire quanto sia importante godersi anche i piccoli momenti di vita, che possono essere spazzati via da un secondo all’altro. Ed è quello che sostanzialmente fa Nino, vive la vita con sorriso e leggerezza.

Cosa pensa abbia visto in lei chi l’ha scelta per il ruolo di Nino?

I miei genitori, dopo le prime puntate, hanno detto di avere visto nel personaggio di Nino quello che io sono nella quotidianità, a casa. Ad accomunarmi a lui penso siano proprio il sorriso, la leggerezza, l’atteggiamento, caratteristiche che penso abbiano colpito Francesca (Archibugi, regista), come Dario Cerruti ed Elisabetta Boni, l’aiuto regista e il casting director.

Nino è “ultimo tra gli ultimi”. Cosa l’ha colpita di quel giovane e di quel periodo storico?

All’inizio del racconto Nino è fascista per gioco, poi assume coscienza di quello che sta facendo. Lui, come molti dei suoi coetanei, credeva nella patria, per la quale era disposto a lottare.

Cosa le ha lasciato quel set?

Tanti ricordi ed emozioni, potrei scriverci un libro (sorride). All’inizio era tutto nuovo, mi chiedevo dove mi trovassi: lasciavo casa a Nocera in provincia di Salerno, gli amici, le mie abitudini, e iniziavo una nuova vita a Roma. Sono stato aiutato dagli attori del cast e dalla troupe e giorno dopo giorno siamo diventati una grande famiglia.

Quali consigli ha chiesto alla regista e ai colleghi?

A ogni scena chiedevo loro come potessi fare meglio, come gestire il personaggio e la mia ansia da set. C’è stato un vero e proprio confronto, mi hanno sostenuto e per me è stata una grande fortuna. Ho trovato persone trasparenti, pulite, da Francesca ai colleghi del cast.

Com’è andata con il romanesco?

Francesca è rimasta colpita da come passassi facilmente dal napoletano al romano (sorride), per questo devo ringraziare anche mio padre che, originario di Napoli, ha vissuto per molto tempo a Roma. La sua cadenza mi ha aiutato molto.

Si parla di lei come di una nuova promessa del cinema, questo la emoziona o le fa un po’ “paura”?

Spero innanzitutto di poter dare una buona impressione di me a chi sta seguendo “La Storia”. Certo, un po’ di paura c’è. Sto cercando di rimediare frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, dove spero di potere affinare la tecnica. Il Centro ti dà anche gli strumenti per conoscerti meglio, per scoprire nuovi aspetti di ciò che sei.

Cosa l’ha colpita della Roma raccontata da “La Storia”?    

È stato un tuffo nel tempo, incredibile.  L’ambientazione, i luoghi, i costumi, mi hanno aiutato ad entrare meglio nel personaggio. Ci sono luoghi che mi hanno colpito moltissimo, penso al Parco degli Acquedotti, all’Appia Antica, ma ho amato anche vedere con i miei occhi come la gente viveva in quegli anni difficili, dove si rifugiava, quali erano le difficoltà.

Come ha assistito alla messa in onda della prima puntata?

Nel mio paese in famiglia, con gli amici. È stata una grande soddisfazione.

Il ghiaccio ormai è rotto, cosa vede nel suo futuro professionale?

Mi piacerebbe tornare a lavorare con la grande famiglia che si è creata con “La Storia”, per ritrovare compagni di viaggio speciali.

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