Claudio Gioè
La vita, un eterno cambiamento
L’attore siciliano è protagonista, insieme ad Anna Valle, della serie di Rai1 “Vite in fuga”. Al RadiocorriereTv parla del suo personaggio, che si ricrea un’identità per sottrarsi a pesanti accuse, e del suo mestiere d’attore: “Dagli occhi della gente che incontro per strada capisco se ho fatto bene il mio lavoro”
Cosa l’ha spinta a vestire i panni di Claudio?
Intanto la grande fiducia e stima che ho nei confronti del regista, Luca Liguori, che mi ha coinvolto in questo suo progetto. Poi il fatto che fosse una storia molto interessante dal punto di vista psicologico, narrativo, un thriller che vive tra i fatti che accadono e nelle dinamiche delle relazioni dei personaggi.
Ognuno di noi è portato a pensare che certe cose, nella propria vita, non avverranno. Si è chiesto come avrebbe reagito se quel Claudio fosse stato proprio lei?
Non me lo sono chiesto. È vero che certi eventi ti sconvolgono al punto di scordarti che cos’eri prima di quell’accadimento. Il personaggio ha avuto la necessità di reinventarsi in seguito a un evento, ricreare se stessi è un fatto evolutivo molto importante.
Giustifica la fuga?
Dipende da che cosa si sta scappando. Per la famiglia Caruana c’è la vita in ballo, fuggire è un’extrema ratio che si affronta con rassegnazione. Una fuga necessaria che diventa un’occasione per indagine su se stessi.
Che rapporto ha con i cambiamenti?
Credo che la vita sia un eterno cambiamento. Ho cercato di trovare un’attività che non fosse troppo cristallizzata, che non fosse uno spazio in ufficio. La precarietà di questo lavoro, dove nulla è programmato, ha sempre a che fare con i cambiamenti. Ritengo anche che il cambiamento sia una condizione normale per gli esseri umani. Cercare di contrastarlo, arginarlo, porta, di solito, a fare disastri.
Il cambiamento va dunque assecondato…
Mettersi in una condizione di rigidità di fronte al mutare delle cose non porta mai bene.N