Chiamami ancora amore

PRIMA SERATA

Anna, Enrico, la loro intensa storia d’amore. Quando però il rapporto finisce arrivano la separazione e una guerra devastante. Greta Scarano e Simone Liberati sono i protagonisti della serie diretta da Gianluca Maria Tavarelli, che vede la partecipazione di Claudia Pandolfi. Da lunedì 3 maggio su Rai1

foto di Fabrizio de Blasio

Come può un grande amore sfociare in un odio cieco? Com’è possibile che una coppia che è stata complice e affiatata non riesca a risparmiarsi umiliazioni e vendette nel momento in cui decide di separarsi? Anna ed Enrico (Greta Scarano e Simone Liberati), vivono il momento più difficile della loro vita. Tra loro il figlio undicenne, Pietro, e un’assistente sociale, interpretata da Claudia Pandolfi, che cerca di ripercorrere la loro storia e scoprire il vero motivo dello scontro. “‘Chiamami ancora amore’ nasce dal desiderio di raccontare un passaggio delicato, che a volte dura settimane e a volte anni, ma che qualsiasi coppia con figli ha attraversato – afferma l’ideatore e sceneggiatore Giacomo Bendotti – è un momento di trasformazione e di conflitto. È il punto di convergenza di due storie famigliari, di due diverse educazioni, di due separati bisogni di affermazione e riparazione. È il momento in cui ci ritroviamo inaspettatamente a rimproverare all’altro di essere come suo padre o sua madre. È una prova che ci obbliga a rifondare il patto amoroso o a distruggerlo”. Dietro la macchina da presa, Gianluca Maria Tavarelli: “Nell’affrontare la regia ho immediatamente realizzato che la strada che volevo percorrere per raccontare questa storia fosse quella di non spettacolarizzare il testo. Volevo che la macchina da presa seguisse i nostri protagonisti in modo semplice e naturale, che lo spettatore fosse sempre addosso e insieme a loro, in tutti i momenti delle loro vite. Per questa ragione la macchina è sempre a mano e segue i personaggi in modo quasi documentario. E anche la luce non è mai troppo ‘costruita’ o leccata, è sempre molto naturale. Ho evitato qualsiasi tipo di ripresa che potesse essere eccessivamente artefatta o elaborata e potesse dare una sensazione di eccessiva finzione”. Un racconto emozionale, che guarda al vero, una narrazione che attraversa gli sguardi dei protagonisti. “Riducendo al minimo l’impatto che la macchina da presa ha con l’attore – prosegue Tavarelli – diventava fondamentale che anche il più piccolo ruolo fosse scelto con estrema cura. Ed è in quest’ottica che il lavoro di ricerca e selezione degli interpreti è stato determinante. Oltre ai nostri due protagonisti, Greta Scarano e Simone Liberati, e a Claudia Pandolfi, è stato fondamentale che tutti gli altri personaggi non perdessero mai di credibilità”.

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