Chi vince? The Voice Senior
GIGI D’ALESSIO
Confermatissimo coach nella terza edizione del talent in onda il venerdì in prima serata su Rai1, il cantautore napoletano racconta le sue emozioni seduto sulla poltrona girevole: «Tutto il programma è un’emozione. I no aiutano a crescere, mi hanno segnato. La musica italiana è in uno stato meraviglioso, ma le canzoni si dimenticano troppo in fretta»
Quest’anno l’asticella è ancora più alta perché Clementino vuole vincere, i Ricchi e Poveri sono combattivi e competitivi e Loredana Bertè è sempre più motivata. Come si sta muovendo in questo quadro?
A differenza degli altri che vogliono vincere, io voglio far vincere il programma perché alla fine sono i cantanti che vincono, non il team. Noi diamo dei consigli, poi fondamentalmente quello che deve succedere lo decide il pubblico. Certamente la gara c’è. A chi non fa piacere vincere? Io però fondamentalmente cerco di portare a casa la vittoria di “The Voice Senior”.
Come traduce questa grande voglia di partecipazione e anche di sfida dei concorrenti?
Noto che si creano rapporti meravigliosi tra i concorrenti e spesso si sentono tra di loro come in famiglia. Quando parliamo di over 60, poi, è tutto un divertimento, perché non è che deve iniziare qui la loro carriera. La partecipazione al programma è anche per togliersi qualche sassolino dalla vita, con la musica. Molti hanno dovuto rinunciare a cantare da giovani per problemi. Ci sono tante storie che lasciano senza fiato. Noi giudici non le conosciamo, proprio per non essere influenzati, le vediamo direttamente in trasmissione.
Che effetto le ha fatto ritrovare cantanti che conosceva o riconoscere la loro voce?
Una forte emozione perché ci sono molti che hanno fatto cose importanti in passato e che per vari motivi hanno dovuto abbandonare. La cosa fondamentale è che il programma lo affrontano con divertimento per dimostrare anche qualcosa alle loro famiglie, magari ai figli e ai nipoti. E’ un programma di famiglia, di affetto, di emozioni, un programma vero senza trucchi e senza inganni.
Come vive i “no” che pronuncia?
I no fanno male a tutti. Difficile per noi giudici trovare un motivo per dirli. A volte tutti e quattro non ci giriamo e ritengo che questo sia mortificante per una persona. Difficile anche quando da dodici concorrenti, dobbiamo farne restare sei, dopo che abbiamo fatto tanto per conquistarli. Però è il gioco crudele del format.
Qual è il “no” della sua carriera che l’ha segnata di più?
Tutti i no che ho ricevuto mi hanno segnato. Poi però sono diventati sì. I no aiutano a crescere, sono fondamentali, aiutano a non mollare, aiutano a migliorare. Poi ci sono i no detti con pregiudizi, senza magari ascoltare, senza magari capire, quelli sono i no che non tollero. Quelli motivati, invece, aiutano a crescere.
Qual è stato il momento più emozionante vissuto a The Voice Senior?
Tutto il programma è un’emozione. Quando ascolti una voce, immagini un viso, poi ti giri e ne trovi un altro. Poi ascolti la storia e parte un altro tipo di emozione.
Cosa ha imparato da coach in questo programma?
Ci sono tante persone che potrebbero stare al nostro posto. Quello che ho imparato è che siamo davvero fortunati, che ci pagano per farci divertire e comunque è sempre un arricchimento conoscere le storie degli altri. Conoscerle ci fa apprezzare ancora di più la nostra, che spesso diamo per scontata. Quando sentiamo che qualcuno per portare il pane a casa ha dovuto rinunciare alla propria passione, è davvero brutto e ti rendi conto della fortuna che abbiamo avuto. Poi, quando riesci a fare della tua passione un lavoro, quello è il massimo della vita. Quella poltrona sulla quale sediamo è per merito, ma anche per fortuna.
La motivazione più convincente che ha detto ad un cantante per portarlo nel suo team qual è stata?
Loredana, ad esempio, è una che promette mari e monti comprese le vittorie. Io non faccio mai promesse. Dico che faremo un bel percorso insieme, o che non so dove potremo arrivare. Spesso aggiungo che per me è un onore lavorare con quel concorrente. Non posso promettere, perché alla fine non sono io che decido. Il pubblico decide, anche se quando c’è un cantante che mi piace, faccio di tutto per portarlo nel mio team. Dopodiché lascio fare al pubblico, senza false promesse.
Qual è lo stato di salute della musica italiana oggi?
Lo stato di salute è meraviglioso. Oggi però ci sono canzoni di successo che durano pochissimo. Ci sono pezzi che si cancellano dalla memoria troppo velocemente. C’è tanta offerta e quello che dura è davvero poco. Noto che c’è anche una grande rivalutazione della musica napoletana. Per me, ad esempio, rompere quel muro, è stato come abbattere il muro di Berlino. Invece adesso c’è una grande apertura alla musica napoletana.
Quale coach vincerà in questa terza edizione?
Sicuramente io!