CHI NON BALLA NON SA COSA PERDE !

La sua vita è legata alla danza, quando ha mosso i primi passi? 

Ho iniziato a ballare quando avevo quattro anni. Non stavo mai ferma a casa, mia mamma pensava che portandomi a scuola di danza bruciassi un po’ della mia energia, ma l’effetto invece fu del tutto contrario, divenni ancora più vulcanica. 

Quando ha capito che la danza sarebbe stata al centro della sua vita? 

Quasi subito, non riuscivo a fare passare una giornata senza muovermi, senza ascoltare la musica, ero sempre alla ricerca qualcosa di diverso, di nuovi stimoli. Era molto difficile a quei tempi perché non c’era Internet, dovevo aspettare che passasse qualche musical o qualche film in televisione. Ero sempre incollata allo schermo sperando di imparare qualcosa di nuovo. 

Ricorda la sua prima esibizione in pubblico? 

Sono due momenti diversi. Uno non agonistico in occasione della festa di chiusura della scuola, dopo avere sostenuto tutti gli esami di ballo. Ero in pista con il mio partner e andò abbastanza bene, ero sorridente, la gente applaudiva. Quando invece feci la prima gara, in Scozia, fu un disastro. Ricordo come se fosse ieri, avevo dodici o tredici anni, mia madre venne in mezzo alla pista e mi portò a casa dicendomi di rimettermi a lavorare, a studiare, prima di fare le gare. 

Dal palcoscenico all’insegnamento, quali caratteristiche devono avere un buon ballerino e un buon coreografo? 

In entrambi i casi è necessario avere determinazione, la fame di imparare sempre qualcosa di nuovo, senza accontentarsi mai di ciò che hai. Serve la passione per la musica, per il movimento, per la danza, ma devi avere anche carisma altrimenti puoi essere bravissimo tecnicamente ma se non hai l’anima la performance non arriva al cuore della gente che ti sta guardando. Devi avere tanta fantasia e non devi mollare mai, anche nei momenti più difficili.  

La danza è più disciplina o più libertà? 

Entrambe. Per emergere è necessario imparare l’abc e per questo serve la disciplina. Quando il tuo corpo conosce la disciplina hai invece tutta la libertà di esprimerti. La libertà ci deve essere, altrimenti la danza rimane inanimata.  

Come vive il rapporto con il pubblico? 

È meraviglioso, la gente mi piace tantissimo. Esibendomi come ballerina amavo andare in pista perché ballavo per il pubblico, senza mai interessarmi troppo della giuria, del risultato. Non ho mai voluto essere veramente una campionessa, ma ho sempre avuto a cuore il giudizio del pubblico. In pista ho sempre vinto per il pubblico, che non è corrotto, quando applaude o si complimenta lo fa con grande sincerità. Dico a tutti i miei studenti che è certamente importante vincere un campionato italiano, internazionale, ma se la gente si ricorda di te dopo tanto tempo, dopo anni, significa che sei un vero campione. Andando in giro per il mondo ho incontrato persone che ancora si ricordano di quando, sedicenne, ventenne, mi esibivo. Questo per me ha un significato: missione compiuta. È impagabile. 

Che cosa le piace di più di “Ballando con le Stelle”? 

Mi piacciono i concorrenti nel loro avvicinarsi al ballo. È interessante vedere come danzare cambi la loro vita in poco tempo, quasi sempre in positivo, anche se capita che qualcuno vada totalmente in crisi. Il ballo tocca la vita di una persona, la travolge. Più dell’ottanta per cento dei concorrenti continua a ballare al termine della trasmissione, è questa la cosa importante. “Ballando” è anche una calamita per la gente a casa, che guarda la trasmissione sul divano. Il pubblico vede i vip faticare un po’ e pensa: se lo fanno loro possiamo farlo anche noi. Così vuole provare.  

Cosa le ha dato il programma? 

Tante emozioni, la gente mi ferma per la strada, mi abbraccia, parliamo di ballo, per me è una sensazione stupenda. 

In questi anni di trasmissione c’è un ballerino che le è rimasto davvero nel cuore? 

Sono tanti. Ma alla luce del detto “il primo amore non si scorda mai”, dico Alessio Di Clemente. Quando entrò pensavo fosse un fenomeno, ma non lo era. Facendo l’attore entrò con la mente giusta, non ballava ma aveva fatto credere di essere ballerino. Abbiamo ancora un buon rapporto. Poi ce ne sono tanti altri, potrei scrivere un libro. 

Che cosa la rende felice? 

Tutto. La gratitudine, il risvegliarmi ogni mattina. La musica, le persone, ogni momento. Già prima della mia situazione oncologica apprezzavo la vita, ora apprezzo ancora di più il tempo, che non si può comprare, si perde soltanto. Quindi bisogna usarlo bene. 

Che sentimenti prova per l’Italia e che cosa le manca della sua Scozia? 

La Scozia non mi manca tanto, la lasciai quando avevo 18 anni, là non ho più familiari. Quando faccio ritorno il primo giorno piango, perché posso parlare liberamente il mio inglese con accento scozzese senza che qualcuno mi dica di non capire, lì mi sento in libertà totale. L’Italia però è casa mia, mi sento più italiana che scozzese. Il cuore è scozzese, tutto il resto è italiano. 

Un consiglio a chi, a qualsiasi età, non ha mai ballato e vorrebbe provare (ma si vergogna un po’)… 

Consiglio a tutti, a qualsiasi età, di trovare un momento per provare l’emozione di ballare, chi non prova non sa cosa perde. Sono certa che se tutti ballassero non ci sarebbero le guerre. La danza dà pace, tranquillità, ti fa focalizzare sull’essenziale.