CESARE BOCCI

Nella vita e nello spettacolo, con il cuore

Una lunga chiacchierata con Cesare Bocci, da venti anni l’amato Mimì del Commissario Montalbano, che al RadiocorriereTv confessa di provare un “grande vuoto” dopo la perdita di tre pilastri della serie: “Quando si spegne la macchina da presa restano le amicizie, persone che dopo tanti anni rincontro sempre con enorme piacere”

foto di Duccio Giordano

Tutto nasce dalle parole di uno scrittore, un uomo del Novecento, e dalla sua capacità di renderle sempre contemporanee…

La grande penna di Andrea Camilleri è riuscita a farci immedesimare nelle sue parole, rievocando atmosfere che forse oggi non esistono più. Grazie alla perfetta sinergia con il regista, “Il Commissario Montalbano” ha restituito al pubblico Vigata e i personaggi che lui aveva “solo” immaginato.

In poco tempo il maestro Camilleri, il regista Sironi e lo scenografo Ricceri ci hanno lasciato. Com’è stato portare avanti questo lavoro?

Confesso che la prima puntata non sono riuscito a vederla, fa ancora troppo male. Non mi sembra vero quello che è successo, è stato molto duro portare avanti le riprese. In questa famiglia sono improvvisamente mancati il papà, il nonno, lo zio. Stanno pian piano uscendo di scena coloro che Montalbano lo hanno pensato e realizzato. Camilleri lo ha scritto, Sironi con Ricceri lo hanno tradotto in immagini, hanno dato l’indirizzo a noi attori e lo hanno impresso nell’immaginario collettivo.

Viviamo giorni difficili, quanto bisogno abbiamo oggi di quelle atmosfere?

Tantissimo! I modelli narrati da Camilleri nelle storie di Montalbano sono quelli di uomini con valori molto solidi. Oggi più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne veri, capaci di assumersi le proprie responsabilità, coerenti in quello in cui credono.

Un collega dietro la macchina da presa. Com’e andata?

È stato strano perché con Alberto c’era un rapporto simbiotico, capivamo al volo quello che voleva. Spesso gli attori hanno una visione personale di una scena e la quadra la trova sempre il regista. Quando hai un collega, che è anche regista, è più difficile, ma con Luca, un professionista straordinario, ci conosciamo da così tanti anni…

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