Cesare, un’avventura straordinaria

La vita di Gaio Giulio Cesare diventa per la prima volta un’autobiografia. A firmare “Io sono Cesare” (Rai Libri) è Cristoforo Gorno, studioso del mondo antico e autore di fortunate trasmissioni televisive di Rai3 e Rai Storia. Nel romanzo l’autore indaga l’evoluzione psicologica del personaggio, raccontando come un ragazzino braccato riesce a diventare un dittatore assoluto

Perché nel libro “Io sono Cesare” ha scelto di fare parlare il protagonista in prima persona?

Mi serviva un pretesto, un’idea narrativa. Attorno alle Idi di marzo del 44 a.C., data fatidica, un diciottenne romano, di nome Gaio Ottavio, è ad Apollonia, in Grecia, a studiare, così come i giovani ricchi vengono mandati oggi all’università in America. È lì quando viene a sapere che il prozio, Giulio Cesare, è stato assassinato a Roma in Senato, che lui è l’erede universale e che è anche stato adottato, diventando in tal modo figlio adottivo di Giulio Cesare. Tutti, intorno a lui, gli dicono di rinunciare all’eredità, temendo per la sua incolumità, lui invece accetta eredità e nome, divenendo così Gaio Giulio Cesare Ottaviano e, più tardi, Augusto. Torna in Italia e mette nel sacco, uno dopo l’altro, tutti i vecchi volponi della politica romana: Cicerone, Bruto, Cassio e dopo un po’ anche Marco Antonio e Cleopatra. Come ha fatto? L’idea è che forse lui aveva in mano un memoriale segreto, in cui il prozio gli raccontava la sua vita e disseminava consigli su come gestire il potere e governare un impero. Una specie di testamento autobiografico, ideologico e memorialistico dedicato al pronipote.


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