Caterina Guzzanti
Sono perfezionista, ma anche lazzarona
L’attrice romana, nel cast di “Liberi Tutti” su Rai3, si racconta tra pubblico, privato e lockdown. “Nelle fiction, nei film, vado troppo di pancia, trovo sempre un modo per cavarmela – afferma – poi, quando mi rivedo, penso che avrei potuto fare meglio
Partiamo dall’oggi, dal lockdown che ci stiamo lasciando alle spalle, come è andata?
È andata bene, certo, lo dico nel totale rispetto del dramma. Ho vissuto un periodo iniziale in cui ero sola in casa, perché mio figlio era dal papà, e così ho fatto tutte le cose giuste: ho letto le sceneggiature, i libri che avevo in sospeso, ho mangiato sano, ho fatto le centrifughe e ginnastica tutti i giorni, non sono mai stata così in forma. Poi mi sono fatta un mese intero con mio figlio, completamente devota a lui, tra pongo, disegni, lavoretti, l’arcobaleno. Abbiamo anche cucinato e dipinto, facendo lavatrici e lavastoviglie in continuazione. Quindi mio figlio è tornato dal papà…
E cosa è successo?
La terza fase della quarantena è stata di totale abbrutimento, non ho più fatto niente, ho lasciato che la casa diventasse un caos…
Questo nel Nido non le sarebbe stato consentito…
Mai (ride). Dico sempre che vivrei in una comune solo potendo mantenere la mia privacy. Sarebbe bello vivere in un villaggetto, tutti insieme, ma avendo anche un angoletto tutto per sé. Ci vorrebbe una situazione extra lusso, assolutamente opposta ai principi per cui nascono i co-housing.
Cosa ha pensato alla prima lettura del copione?
Ho riconosciuto subito le penne con le quali avevo già avuto a che fare in passato e mi sono detta: che figata! Accade quando i personaggi dicono delle cose verosimili, anche se il contesto è assurdo, accade quando hai la possibilità di entrare in un mondo che conosci poco, che ti incuriosisce, come quello della comune, attraverso lo sguardo di un personaggio così ben scritto come quello di Giorgio. Mentre in “Boris” c’era l’occhio esterno dello stagista, Giorgio, in questa situazione, entra nel Nido e trova dei mostri come lui. C’è uno scontro, un ribaltamento delle parti.
Si è divertita nel vedere la serie ultimata?
Sono stata piacevolmente sorpresa, perché non avevo capito esattamente cosa stessi facendo durante le riprese. Forse non è professionale dirlo, ma sono sincera (ride).
La cito. Ha definito Martina, il suo personaggio, “una pazza… un po’ costretta ma che in parte ci crede”…
Ho detto così?!
Beh, sì… deve essere stato uno spasso vestire quei panni…
Sì, anche troppo, perché appena mi si allentano un po’ le redini parto al galoppo, forse avrei dovuto essere un po’ più dentro le righe, invece ci ho passeggiato sopra. Martina è un personaggio strampalato, come lo è la storia d’amore tra lei e il fidanzato Giovanni. Il loro sembra un amore perfetto ma non lo è. Si scopre che si odiano, ma al tempo stesso fanno tantissimo sesso, sono la coppia simbolo del Nido, se si lasciano loro tutto crolla, lì dentro sono un po’ l’icona dell’amore, un punto di riferimento, anche se totalmente inutile alla gestione della comunità.