Carolina Crescentini, Carmine Recano
La forza di una scelta
Da mercoledì 17 novembre torna la serie di Rai Fiction ambientata nell’Istituto di detenzione minorile di Napoli. Con Carolina Crescentini e Carmine Recano, intervistati dal RadiocorriereTv, e ancora Valentina Romani, Nicola Maupas, Massimiliano Caiazzo. La regia dei dodici episodi, in onda in sei serate su Rai2, è di Milena Cocozza e di Ivan Silvestrini
Alle spalle dell’errore di un giovane c’è spesso quello di un adulto. Quale sarà la missione di Paola, direttore dell’Istituto, e di Massimo, comandante della polizia penitenziaria?
CRESCENTINI: In questa seconda stagione Paola si trova non solo a gestire il carcere e le vendette al suo interno, ma anche le persone che aspettano fuori i ragazzi. In particolare, Futura, la neonata di Carmine, uno dei detenuti, che le verrà affidata.
RECANO: La missione di Massimo è insegnare a questi giovani come vivere e comportarsi con dignità in una società con tante difficoltà. Se nella prima stagione abbiamo conosciuto Massimo come un uomo forte, sicuro, senza esitazioni, che ha sempre rifiutato logiche di certi ambienti, nelle nuove puntate troveremo un personaggio diverso, segnato dal dolore della morte di Ciro e dall’agguato di camorra subito da Carmine. Due episodi che lo metteranno in grandissima crisi, si sentirà in colpa per non aver capito cosa stesse avvenendo all’interno del suo carcere.
Può bastare poco perché un ragazzo o una ragazza si trovino a guardare il mare da una cella. Come, anche attraverso questo racconto, si può mettere in guardia un giovane?
CRESCENTINI: Paola cerca sempre di ricordare ai ragazzi che a ogni azione corrisponde una reazione, che è necessario assumersi la responsabilità di tutto ciò che si sceglie di fare. Perché si sceglie sempre, anche quando si è spalle al muro. Dentro all’istituto penitenziario, Paola e il suo team cercano di trasformare i ragazzi rendendoli migliori di come erano quando sono entrati e consapevoli delle loro azioni.
RECANO: È un’età dove tutto è messo in discussione, dove si cercano dei punti di riferimento che molto spesso si trovano in dei modelli sbagliati. Credo che sia fondamentale che la scuola e la cultura ritrovino la loro centralità all’interno della nostra società, perché sono necessarie per affrontare tematiche di questo tipo.
Che cosa vi hanno insegnato le storie di questi ragazzi?
CRESCENTINI: Che l’assenza di uno sguardo, dell’indicazione di una direzione da parte degli adulti, possono spingere i ragazzi verso sistemi pericolosi, verso strade criminali e rischiose.
RECANO: La capacità e l’impegno che hanno questi giovani nel riscattarsi dai propri errori e dal loro passato, e come dietro a tanta sofferenza c’è molto spesso una grande umanità.