Carlotta Natoli
Con leggerezza e ironia
Insieme a Neri Marcorè è protagonista della serie comedy in box set su RaiPlay. L’attrice racconta al RadiocorriereTv il suo personaggio, Teresa, moglie dell’antennista Enzo, “Il Santone”, del quartiere romano di Centocelle: “Un uomo che pratica l’accoglienza, una virtù femminile”
Qual è il mondo di Enzo e Teresa?
Nella loro back story sono entrambi due figurine ingenue, solo che Teresa è donna e ha un senso del reale, cosa che all’uomo sfugge. Lei si chiede come fare a pagare le bollette, come uscire da una situazione pericolosa. Però anche lei, per stare con uno così buffo, è ingenua. Dopo cinque mesi, ancora lo aspetta, certo, ha avuto paura che gli fosse successo qualcosa, ma è ancora innamorata di quest’uomo. Teresa non ha ambizioni, lei racconta la parte del sentimento, della concretezza, ma si stupisce. Tratta Enzo come un bambinone, a un certo punto gli dice “sei un carciofo”. Lo ha sempre amato proprio perché è dolce, semplice.
Come si è avvicinata al suo personaggio?
Su queste considerazioni, Teresa ha un certo tipo di romanità che conosco. Sono nata e cresciuta a Trastevere e avendo la mia età ricordo questi personaggi molto romani, veraci, e molto buoni. Mi interessava dare contemporaneamente veracità, una romanità istintiva, e ingenuità, non legata al sentimento, ma nella gestione del reale. È anche lei sotto scacco di una forma di povertà, perché loro non hanno una lira.
Anche Teresa vive una fase di trasformazione…
Si rende conto che forse il sogno è tutto, che se si può sfruttare questa situazione per fare sognare le persone, allora, perché no. A me è piaciuto interpretarla così. Teresa si diverte con questo uomo, lo accetta anche così strampalato. Il primo impulso a muoverla è quello dell’amore e dell’essere moglie. Sono personaggi di una Roma semplice, ma non per questo stupida.
Il suo personaggio dà ritmo alla narrazione…
Enzo è imbambolato in queste nuvole che gli sono intorno, per questo Teresa doveva avere un ritmo incalzante, anche una forma vagamente aggressiva nei modi, ma con ingenuità e cuore.
Dietro la macchina da presa Laura Moscardin, cosa può dare di più e di diverso uno sguardo registico femminile?
L’entusiasmo. Laura è una donna che si entusiasma, ci mette quella gioia tipicamente femminile che non ha a che vedere con lo schematismo dell’uomo. È una regista che ti suggerisce e che lascia grande apertura agli attori. Con lei ho improvvisato di sana pianta una scena: mi ha dato carta bianca, non dava lo stop. Sono nata e cresciuta con la pellicola e con il cinema di mio papà (l’attore e regista Piero Natoli) che mi diceva: “se non ti dico stop vai avanti”. Per un attore poterlo fare è un grande regalo. Questo è possibile solo con una donna alla regia, un uomo non te lo fa fare, perché deve controllare. La donna quando vede talento lo prende, non lo giudica e lo lascia andare. L’uomo ha paura di uscire dallo schema e che tu, con un tuo suggerimento, possa sovrastare.