Cantanti Vs Politici, ma io tifo per i bambini
Il RadiocorriereTv incontra la conduttrice de “La partita del cuore”: «Sto studiando le regole del calcio, voglio essere preparata – racconta – anche se il nostro obiettivo è quello di aiutare chi è meno fortunato». ll ricavato andrà a sostegno del reparto di Pediatria dell’Ospedale San Salvatore de l’Aquila e dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Mercoledì 17 luglio in prima serata su Rai 1
Mercoledì 17 luglio presenterai la tua prima “Partita del Cuore” a L’Aquila, come ti prepari a vivere questo debutto?
Sto studiando le regole del calcio, il significato dei termini più utilizzati. Voglio essere preparata (sorride), anche se il mio ruolo sarà principalmente quello di raccontare le storie del Bambino Gesù, di seguire la parte musicale e di intrattenimento della serata.
Il tuo nome è sempre più sinonimo di attenzione nei confronti di chi ha bisogno. Vivi questo come una necessità?
Una necessità lo è sempre stata, sin da bambina ho avuto attenzione nei confronti degli altri, delle loro necessità. Sono nata e cresciuta in un piccolo paese dove le persone si aiutavano le une con le altre e dove insieme, anche attraverso gruppi parrocchiali, facevamo beneficenza, aiutavamo i disabili, andavamo a visitare i malati negli ospedali, gli anziani. Sono esperienze che hanno regalato alla mia generazione anche la possibilità di compensare vuoti adolescenziali attraverso il confronto con gli altri, che fossero coetanei o adulti. È un modello di vita e valoriale che ho portato con me. Rispetto ai giovani di oggi abbiamo avuto la fortuna di vivere i rapporti senza la mediazione di Internet, dei social, avevamo una chitarra e cantavamo la sera davanti a un fuoco.
Raccontare storie è il tuo mestiere, cosa cambia quando questi racconti hanno per protagonisti i bambini?
Raccontare queste storie di bambini che sul loro cammino incontrano l’Ospedale Bambino Gesù ha per me un valore doppio, anche a livello emotivo. Ogni volta che parlo di un bimbo che soffre il pensiero va un po’ alla bambina che ero. Anche nella storia della mia famiglia ci sono stati momenti di difficoltà, nella sofferenza abbiamo incontrato realtà brutte e altre molto belle. Perché nella sofferenza si può trovare la speranza, ed è proprio quello che vogliamo testimoniare con la “Partita del cuore”. E poi mi immergo in questi racconti anche come madre di una bambina di quattro anni, mi immedesimo pensando alle difficoltà che possono attraversare i loro genitori.
Come te la cavi con il gioco del pallone?
Sono una pallavolista quindi la palla l’ho sempre fatta volare (sorride). Sono comunque molto contenta dei risultati importanti che le donne hanno finalmente ottenuto nel calcio, uno dei mondi dai quali erano state tenute lontane. Rita Pavone cantava “Perché la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone”… bene, mercoledì 17 sarà proprio Rita a dare il calcio darà il calcio d’inizio, per testimoniare come le cose, anche a livello simbolico, siano cambiate.
Nazionale Cantanti e Nazionale Politica, riuscirai a essere super partes?
Tengo per la squadra dei bambini…
Eleonora ha una squadra del cuore?
Nessuna squadra del cuore, mi divido tra la fede calcistica di mio marito Giulio, che tifa Lazio e quella della mia piccola Carlotta, che a scuola ha imparato che è meglio tifare per la Roma. Io sono nel mezzo.
La televisione in Italia compie 70 anni, come sta la nostra Rai?
Penso che la televisione generalista abbia ancora un ruolo importante. Qualche anno fa si diceva che sarebbe stata soppiantata dalle piattaforme, invece ha mantenuto identità e numeri di rilievo. Il Servizio pubblico, la televisione generalista, sono ancora un punto di riferimento, nel segno della tradizione e della modernità.
L’ultima stagione Tv ha confermato ancora una volta il successo dei tuoi programmi, dal 9 settembre di nuovo in video…
Pronta a raccontare tante nuove storie italiane, di mattina e di sera (sorride).