Cambiare pelle, un grande privilegio
Lunetta Savino
È uno dei volti più popolari del grande e del piccolo schermo. Per l’attrice barese una nuova sfida (vinta): vestire i panni della cinica avvocata Marina Battaglia nella serie del martedì sera su Rai1. «Mi ha conquistato per il suo atteggiamento verso la professione, nei confronti della vita, delle figlie, per il suo modo di porsi» afferma. E aggiunge: «Quando un racconto è ben scritto, ben diretto, riesce a comunicare la complessità degli esseri umani, che non sono mai solo bianchi o solo neri»
Come è stato il suo incontro con Marina Battaglia e con il copione della serie?
Sicuramente un incontro felice, come lo sono quelli con i personaggi non ancora incontrati sulla strada, per lo meno non così ben delineati e ben scritti. Marina Battaglia mi ha subito conquistato per il suo atteggiamento verso la professione, nei confronti della vita, delle figlie, per il suo modo di porsi. Noi, da attori, non giudichiamo i personaggi che interpretiamo, ma quello di Marina è finalmente un po’ scorretto, un po’ cinico, un po’ diverso da quelli che ho fatto sino a ora. Lei è una donna borghese, appartenente a un ambiente nordico. Tutto si svolge a Milano e per questo ho provato a utilizzare una leggerissima cadenza milanese.
Dal copione al set…
Un copione può essere scritto bene, poi ci vuole un bravo regista che riesca a metterlo in opera. Anche quello con Simone Spada è stato un primo incontro, ed è stato felice. Lui ha portato energia e positività sul set, mettendo insieme un gruppo di attrici così diverse l’una dall’altra e che non avevano mai lavorato insieme. Si è creata un po’ alla volta la famiglia Battaglia.
Quanto è divertente, per un’attrice, calarsi nei panni di una donna così determinata e “battagliera” come Marina Battaglia?
Lo è molto. Marina fa parte di quella tipologia di personaggi che appartiene all’immaginario collettivo de “Il diavolo veste Prada”, interpretati da attrici come Glenn Close che hanno avuto occasione di mettere in scena donne forti, ciniche, scorrette.
Una madre tutta d’un pezzo e il rapporto non facile con le tre figlie…
Anna (Barbora Bobulova), Nina (Miriam Dalmazio) e Viola (Marina Occhionero) sono diverse l’una dall’altra e hanno un rapporto non semplicissimo con la madre, anche perché Marina non è di certo una che fa passare le cose in silenzio, si capisce che ha formato e cresciuto le proprie figlie con affetto e con l’atteggiamento di chi non accetta la resa, la fragilità. È una madre che svicola dai sentimentalismi, vuole forgiare le figlie secondo il suo modello di donna, che corrisponde a quello che è lei. Anna, da un certo punto di vista, è la più forte, tanto è vero che va via dallo studio della madre per andare a lavorare in quello rivale.
Le sarebbe piaciuto avere un po’ del cinismo di Marina da usare al momento giusto nella vita?
(sorride) Mi diverte farla, ma non so se mi sarebbe piaciuto. È vero che ci sono momenti in cui avresti bisogno di essere un po’ più fredda rispetto agli incidenti di percorso. Non lo sono molto nella vita, mi faccio forse ancora un po’ ferire. Anche se poi, man mano che vai avanti, impari a farti scivolare addosso un po’ le cose. Non dico di essere come lei, ma forse un pochino ho imparato a essere più simile a Marina.