Bruno Vespa
Secondo Vespa
Da venticinque anni, dal salotto di “Porta a Porta”, è testimone attento dei fatti e degli eventi che hanno segnato e segnano la vita del Paese. Il RadiocorriereTv incontra il noto giornalista, colonna portante dell’informazione della Rai anche nei mesi difficili dell’emergenza Coronavirus. “La storia ci insegna che dalle crisi più grandi ci possono essere dei miglioramenti insospettabili – afferma – e spero che l’Italia possa approfittarne”
Nella sua carriera ha raccontato l’Italia, i grandi eventi che hanno cambiato la nostra storia recente, ha intervistato i grandi della Terra, come ha vissuto la “prima volta” del Coronavirus?
Come tutti, con straordinaria sorpresa. Una cosa non solo mai accaduta né in Italia né nel mondo, ma nemmeno immaginabile. È stato un unicum. Da un punto di vista professionale è stata un’esperienza importante, da un punto di vista personale è stato uno shock, al punto che mi sono talmente abituato a un ritmo di vita diverso, pur avendo continuato per fortuna a lavorare, che non ho nessuna voglia di riprendere quello abituale, il che è abbastanza preoccupante (sorride).
In queste settimane l’informazione “per bene” si è trovata a difendere i lettori e gli spettatori dalle fake news, come fermare un assalto sempre più “violento”?
Si fanno addirittura dei comitati contro le fake news, io sono sempre stato abituato dai maestri che ho avuto e in particolare da Emilio Rossi, il primo direttore del Tg1 dopo la riforma della Rai del 1975, a fare un controllo scrupolosissimo delle fonti. I miei colleghi sanno benissimo che non possono dire “l’ho letto sul giornale”, così come sui siti, perché sanno che una cosa del genere è impensabile. Devono fare sempre una verifica diretta, e quando si fanno le verifiche dirette le fake news non esistono.
Come fa ad accorgersi se un suo interlocutore è, per così dire, un “bluff”?
Cerco intanto di intervistare delle persone minimamente accreditate. Mi è capitato, in questo momento, di trovare delle persone più fragili, meno preparate, meno idonee di quello che immaginavamo e l’intervista è stata rapidamente conclusa.
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