BiancaMaria D’Agostino
Rispetto e preparazione
Professionalità, dedizione, passione: sono le parole d’ordine per descrivere al meglio l’avvocato BiancaMaria D’Agostino. Si muove con disinvoltura nell’universo Giustizia, complici le innate qualità come il senso di maternità, la ricettività, la tenerezza, l’empatia, la sensibilità, la delicatezza, che la rendono punto di riferimento per le donne in difficoltà, che segue in modo infaticabile.
Un percorso di studi brillante, la laurea in giurisprudenza nel 1991, poi una carriera in ascesa. Avvocato cassazionista, iscritto all’albo degli avvocati del Foro di Avellino dal 1995, titolare dello studio associato D’Agostino – Piciocchi, giudice ausiliario della IV sezione civile della Corte d’Appello di Roma dal 2016. Consigliere di amministrazione del Fondo edifici di Culto, ministero dell’Interno, Dipartimento Libertà Civili e immigrazione. Donna, madre, moglie ma, soprattutto, una giurista instancabile che anche nei giorni dell’emergenza tende una mano, anche con un consiglio alle donne e famiglie in difficoltà. Un unico messaggio preciso: per avere successo serve un’adeguata preparazione
Avvocato D’Agostino, come bisogna comportarsi se si è genitori separati o divorziati nell’era del Covid-19? Quali sono le regole per l’affidamento dei figli durante il periodo del coronavirus e del post emergenza, per rispettare l’equilibrio psico-fisico dei minori?
L’esercizio dell’affido condiviso dei figli minori, in caso di separazione o divorzio dei genitori, non subisce limitazioni in dipendenza dell’emergenza sanitaria in corso, pertanto il genitore non collocatario conserva il diritto di visitare e tenere con sé il figlio nei tempi e con i modi previsti dalle condizioni concordate o disposte dall’autorità giudiziaria, a meno che non vi siano specifiche e comprovate esigenze di tutela del minore, che andranno verificate e valutate singolarmente. In tal caso, laddove vi sia conflitto tra genitori, occorrerebbe, a mio avviso, far prevalere il buon senso e la ragionevolezza sulla rigida applicazione delle modalità di visita e ciò nel supremo interesse del minore e a tutela del suo diritto alla salute, costituzionalmente garantito. Le modalità di gestione dell’affido condiviso dovranno comunque essere improntate al massimo rispetto delle misure di sicurezza anti contagio previste dalla vigente normativa in materia e, se vi sono oggettive situazioni di rischio, può essere utile sostituire le visite con modalità alternative come Skype o similari.
Stiamo vivendo una fase epocale che entrerà nei libri di storia e anche in questo periodo si sono registrati casi di violenza sulle donne. Cosa serve per scoraggiare questi reati e indurre le donne a denunciare? C’è un caso che ha seguito e le è rimasto impresso nel cuore?
La convivenza, specie se forzata come in questo periodo, in una coppia in crisi favorisce purtroppo la degenerazione patologica e diversi sono stati i casi che alcuna stampa poco accorta si ostina ancora a definire impropriamente “delitti passionali”, laddove di passionale non c’è assolutamente nulla. La prevenzione, a partire dalle scuole, attraverso l’educazione al rispetto della parità di genere, può senz’altro incidere positivamente sul deflazionamento dei reati di violenza sulle donne. Nella mia esperienza lavorativa, uno dei ricordi più vividi è rappresentato dall’immagine sofferente, ma piena di dignità e compostezza, di una ragazzina vittima di violenza sessuale, addirittura denunciata per calunnia dal suo violentatore, mentre veniva chiamata davanti al pubblico ministero a dimostrare di aver detto la verità, sottoponendosi a un interrogatorio davvero imbarazzante: in questo caso la giustizia è stata assicurata con una condanna esemplare per il reo, ma non sempre è così, molte donne preferiscono non dover sopportare le lungaggini e le oggettive difficoltà che un processo comporta. Affinché la donna denunci la violenza subita occorre che percepisca concretamente di essere tutelata dallo Stato, soprattutto nella fase successiva alla denuncia, e tale esigenza è stata in parte garantita dalle disposizioni della Legge n. 69/2019, conosciuta come Codice Rosso, attraverso modalità di audizione della vittima più celeri e realizzate con modalità protette. Più denunce e più condanne costituiranno sicuramente un deterrente e comporteranno verosimilmente una diminuzione di questi reati odiosi.