Giuseppe Fiorello
Il mare è la vita
«Con la cultura non solo si mangia, ma si cresce. I muscoli possono gonfiarsi anche con un libro in mano» racconta l’attore siciliano al RadiocorriereTv e a proposito della serie “Gli orologi del diavolo”, in onda su Rai1, dice: «Avevamo tra le mani una “vita da film”, più leggevo il libro, più mi sembrava incredibile quello che è accaduto a quest’uomo»
In tv con una storia vera, drammatica, eroica. Come si è avvicinato a questa vicenda?
Nasce tutto dalla lettura del libro omonimo, scritto da Federico Ruffo con la collaborazione di Gian Franco Franciosi. Queste pagine sono state il punto di partenza che hanno riunito la stessa squadra de “I fantasmi di Portopalo”. Proprio in quell’occasione mi è capitato di leggere “Gli orologi del diavolo”, una vicenda che ha colpito tutti a tal punto da pensare immediatamente di farne un film, ma la materia era talmente tanta che l’arco narrativo doveva essere ampliato. Avevamo tra le mani una “vita da film”, più leggevo il libro, più mi sembrava incredibile quello che è accaduto a quest’uomo… È stato un percorso emozionate e complesso al tempo stesso. Troppa verità nel nostro mestiere non funziona sempre bene, abbiamo provato a mixare la realtà con la finzione, ma non è stato facile, non sempre tornavano i conti a Gianni Franciosi che ha ispirato la serie. Alla fine abbiamo deciso di raccontare per filo e per segno tutto quello che è successo, senza nascondere nulla.
“Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta” scriveva Capote…
È la definizione più pertinente per questo racconto. Gianni (Marco Merani nella fiction) è stato scelto per il suo talento dai narcotrafficanti che volevano un meccanico per motoscafi che fosse in grado di realizzare imbarcazioni potenti per i loro traffici sull’oceano. Si sono avvicinati a questo ragazzo, hanno recitato in maniera straordinaria la loro parte e alla fine lo hanno incastrato nella rete del ragno.
E nessuno si è mai accorto di nulla?
Franciosi mi ha raccontato che tutto sembrava normale, il cliente lo andava a trovare spesso nella sua officina facendo richieste di attrezzature e gommoni prestanti per svolgere attività turistiche di diving nel litorale laziale. Aveva rapporti con un signore tranquillo, che pagava regolarmente le fatture, fino a quando la storia prende un’altra piega e comincia a capire. Ma ormai era troppo tardi.