Benvenuto maschio

Il sabato su Rai1, poco dopo la mezzanotte, conduce il talk dedicato all’universo maschile: «Un viaggio che aiuterà un po’ tutti a comprenderci, accettarci e rispettarci di più»

© Assunta Servello

Con l’esperienza di “Ciao Maschio” è cambiato il suo approccio all’“italico maschio”?

C’è un’evoluzione. Ho avuto alcune conferme rispetto a quanto mio marito mi ha sempre detto, ossia che il maschio in certe occasioni è più lineare di noi donne. Questo l’ho solidificato nella mia testa, esattamente come ho capito che i maschi sono capacissimi di fare squadra fra di loro quando si ritrovano in un contesto a tre. Accade nella fase del programma che si chiama “spogliatoio” in cui loro affrontano i temi con un piglio maschile, e anche persone che non si conoscono entrano in grandissima sintonia. Noi donne abbiamo più difficoltà.

Come è cambiato il maschio dopo la pandemia?

Non è una questione di genere, siamo un po’ cambiati tutti. In una prima fase si diceva che la pandemia ci avrebbe migliorati, poi abbiamo scoperto che in alcune occasioni ci ha addirittura peggiorati, siamo rimasti più individualisti, sono aumentati i nostri problemi, molte persone hanno perso il lavoro, alcune frustrazioni si sono ingigantite. Ho anche visto un peggioramento della specie, molta più rabbia. Però abbiamo imparato a gestire meglio il tempo, le priorità, abbiamo capito quanto sia preziosa la libertà, fare cose che prima ci sembravano ordinarie e che oggi sono diventate una concessione. Temo che questa pandemia abbia segnato un po’ tutti: maschi, donne e soprattutto i bambini ai quali abbiamo tolto spensieratezza, e gli anziani, ai quali stiamo sottraendo anni di vita preziosi.

Quanto il programma la sta aiutando a capire meglio i maschi che incontra nella quotidianità?

Spesso, in trasmissione, al maschio che mente dico: “Fatte accattà ‘a chi nun te sape”, ossia “fatti comprare da chi non ti conosce” (sorride). Spesso ci si nasconde dietro a finzioni rappresentative o di parola, noto poi, un po’ in tutte le interviste, anche un certo maschilismo di fondo.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N.07 a pag.16