Barbara Foria

Il meglio deve ancora venire

foto di LUCIA IUORIO

E’  “Mamma Angela”, la rappresentante negazionista del popolo delle mamme, a “Quelli che il calcio”, dove porterà altri personaggi: “Sto studiando il lato comico di una nota presentatrice, simpatica, giocherellona, intelligente – racconta l’attrice – L’ironia è stata l’arma che mi ha permesso di sopravvivere nei momenti bui e tutt’ora mi porta la forza per regalare un sorriso”.

Chi sono le mamme negazioniste inalberate?

Penso siano un po’ tutte le donne, anche le non mamme. Io direi più che inalberate, da buona napoletana, “incazzate”. Ho preso spunto da tutte le mie amiche già nel primo lockdown, quando c’era la didattica a distanza e c’era lo smart working. C’è stata  la disperazione totale. Ho preso spunto dalle persone che hanno avuto da dire. L’amplificazione dei social ha dato la parola a tutti ed esistono persone che fanno parte del partito del no a prescindere.

A chi si ispira per i suoi personaggi?

Alla realtà, a tutto ciò che mi colpisce come un’immagine o una voce. Penso al personaggio Scianel di Gomorra. Non appena l’ho vista me ne sono innamorata. Per la mamma inalberata ho pensato ad una mia amica napoletana che mi disse che, se non la facevano uscire, prendeva il colore dei muri. Poi nel periodo del lockdown giravano degli audio sui social che mi hanno ispirato tantissimo e che sono diventati virali. Erano molto divertenti. Mi piacciono personaggi molto forti che coloro con il marchio Foria.

Come si fa a non  diventare banale, a non cadere in facili cliché?

Mi auguro sempre di non farlo! Gli argomenti trattati sono quelli del Covid e se ti distogli troppo ci si chiede come mai. Ogni tanto provo a distaccarmi, anche per far sorridere con altri argomenti. Io faccio una satira sociale, parlo  della realtà. “Quelli che il calcio” mi sta permettendo di essere ancorata all’attualità. Cerco di non cadere nel banale, ma resto nella leggerezza. L’altro giorno mi ha scritto una infermiera che smontava dal turno di notte e mi ha detto che aveva sorriso per una mia cosa che io ritengo banale. E allora spesso, ben venga anche quella banalità se ci fa stare meglio anche per poco.

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