79° Festival del cinema di Venezia: la Rai racconta un’emozione senza fine

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É in onda in questi giorni il nuovo spot ideato e realizzato dalla Rai per promuovere la nuova edizione  della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, che si svolgerà dal 31 agosto al 10 settembre. L’idea dello spot, che sarà inoltre sigla di apertura e chiusura del Festival, è quella di celebrare alcune delle leggende che hanno reso il cinema italiano famoso in tutto il mondo.

Da quando esiste il Festival, Venezia è diventata il palcoscenico ideale per star italiane e internazionali, attori, attrici e registi costantemente accompagnati dal suono delle macchine fotografiche di reporter e paparazzi. Il connubio tra volti noti e gli splendidi scorci della città ha dato vita negli anni a scatti divenuti iconici, e a ritratti d’autore ormai considerati veri e propri classici.

Lo spot, diretto dal regista Rai Daniel Marini, dà vita ad alcune di queste fotografie memorabili, ricostruendo fin nei dettagli un immaginario backstage dei servizi fotografici e degli scatti che hanno immortalato leggende come Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Monica Vitti.

Tra il bagliore dei flash e le grida dei fotografi che chiamano per nome i divi, Venezia diventa un red carpet al di là del tempo, sul quale appaiono personaggi come Sergio Leone e Brigitte Bardot. Insieme a loro sono protagonisti dello spot i luoghi culto del Festival e della storia del cinema: Ennio Morricone viene  evocato nella Sala degli Stucchi dell’Hotel Excelsior, resa celebre dal film C’era una volta in America, Federico Fellini appare sul molo, intento a fissare un mare solcato da star di tutti i tempi.

Il legame tra il cinema e Venezia è testimoniato anche da alcuni frammenti audio, provenienti dalle Teche Rai, grazie ai quali percepiamo l’emozione di Monica Vitti e Claudia Cardinale nel ricevere i loro premi alla carriera. Una storia alla quale si aggiungono nuove foto e nuovi capitoli a ogni edizione del Festival. Perché il cinema è, citando i versi cantati da Ornella Vanoni nel brano scelto come colonna sonora dello spot, “Senza fine”.

“Il cinema è senza fine” è proprio il claim scelto per questa campagna, che non è solo una celebrazione del passato, ma un atto d’amore per quest’arte che sa darci ancora grandi emozioni, e ci invita a unirci alla voce di Federico Fellini, che chiude lo spot dichiarando “Evviva il cinema!

La stagione delle fiction

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OFFERTA TV 22-23

Tra innovazione e tradizione, la “Fabbrica delle Storie” del Servizio Pubblico ancora una volta in campo per alimentare l’immaginario dei telespettatori

Tradizione e innovazione, un patto di fedeltà che si rinnova di racconto in racconto. È questa la mission della “Fabbrica delle Storie” del Servizio Pubblico, ancora una volta in campo per alimentare l’immaginario dei telespettatori.

Rai Fiction, forte degli ottimi risultati in termini di ascolti, lancia la sfida per la nuova stagione autunnale, muovendosi tra finzione e realtà: da una parte, l’invenzione di racconti e di protagonisti immaginari (Mina Settembre, Lolita Lobosco e Vincenzo Malinconico), dall’altra, la realtà di persone e fatti (rapimento di Aldo Moro e il generale Carlo Alberto dalla Chiesa), che nella finzione trova profondità, introspezione e descrizione dei sentimenti.

Un’offerta ricca, composita e con uno sguardo rivolto al futuro, che si nutre della creatività e della ricchezza di scrittura di sceneggiatori e autori in grado di interpretare il contemporaneo, mantenere viva la letteratura, scavare nella cronaca e ispirarsi alle vite esemplari di una vocazione civile e ai protagonisti del teatro.

Dal poliziesco alla commedia, dal dramedy al coming of age alla linea civile, il marchio Rai, autorevole e competitivo, punta alla valorizzazione del talento a tutti i livelli, esportando nel mondo la qualità del made in Italy.

Continua a leggere sul Radiocorriere Tv N.33-34 a pag.6

Aperti e in ascolto

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MARIA PIA AMMIRATI

Maria Pia Ammirati ,2021

La direttrice di Rai Fiction presenta la nuova stagione al RadiocorriereTv: «Vogliamo raccontare storie che parlino del presente e che siano popolari per la capacità di coinvolgere il pubblico, forti di valori positivi e inclusivi, con trame che affrontino le contraddizioni e i problemi della realtà attraverso personaggi complessi e sempre multidimensionali»

Su dodici titoli per l’autunno, otto saranno nuove produzioni. Che cosa ci aspetta?

Sarà un autunno sorprendente che coinvolgerà gli spettatori con tante novità e la conferma di personaggi amatissimi. Su Rai 1 sono in programma titoli evento che ci ricordano fatti della nostra storia recente come Esterno notte, la serie di Marco Bellocchio sul rapimento e l’assassinio di Aldo Moro interpretata da Fabrizio Gifuni, Margherita Buy e Toni Servillo, o Il nostro generale con Sergio Castellitto, dedicato alla figura di Carlo Alberto dalla Chiesa nel quarantennale della strage di Via Carini. E storie che, spaziando dalla commedia al giallo, propongono nuove trame e personaggi: tra questi, Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso, dai romanzi di Diego De Silva con Massimiliano Gallo. E poi due grandi coproduzioni nel quadro dell’Alleanza Europea con France Télévisions (Francia) e ZDF (Germania): il mistery-dramaa guida italiana Sopravvissuti con Lino Guanciale e l’avventura de Il giro del mondo in 80 giorni con David Tennant. In autunno debutterà anche un nuovo titolo della collection dedicata alla trasposizione televisiva delle opere teatrali di Eduardo De Filippo, Non ti pago. Sempre sul fronte dei tv movie, Tutto per mio figlio con Giuseppe Zeno, la lotta di un uomo come tanti contro il racket della camorra. Per quanto riguarda la docufiction Arnoldo MondadoriI libri per cambiare il mondo con Michele Placido, dedicata a una figura cardine dell’imprenditoria e del mercato letterario. E poi le ‘amiche’ e gli ‘amici’ che il pubblico riconosce e aspetta. Nel solco della serialità al femminile, torneranno Mina Settembre con Serena Rossi e Imma Tataranni con Vanessa Scalera. Ritroveremo anche Il commissario Montalbano con i primi quattro episodi di una storia gloriosa restaurati in 4k.  

Passando alla piattaforma Rai Play, dove si concentra l’offerta complementare a quella delle Reti generaliste per intercettare soprattutto i target più giovani, in autunno debutta la serie Cinque minuti prima con Tecla Insolia. Un titolo che esplora il rapporto degli adolescenti con il sesso e, in particolare, la soglia importante e problematica al tempo stesso della prima volta.

E voglio ringraziare tutti, i produttori, gli scrittori, gli attori, i registi, la squadra dei nostri grandi talenti e il patrimonio di esperienza e competenza della Fabbrica delle Storie della Rai per il loro impegno e la grande collaborazione.

Quali sono i tratti distintivi per una storia del Servizio Pubblico?

Vogliamo raccontare storie che parlino del presente e che siano popolari per la capacità di coinvolgere il pubblico, forti di valori positivi e inclusivi, con trame che affrontino le contraddizioni e i problemi della realtà attraverso personaggi complessi e sempre multidimensionali. E poi – credo sia importante sottolinearlo, perché di fiction stiamo parlando – storie che appassionino, fondate sui sentimenti, popolari nella loro vocazione a rivolgersi a tutti e declinate su tutti i generi.

Cosa rende una storia attraente agli occhi del pubblico?

È la grande scommessa di chi si occupa di raccontare storie: centrare le attese del pubblico anticipando il tempo che serve a metterle in cantiere e realizzarle. Occorrono antenne sensibili per intercettare il futuro e noi cerchiamo di farlo con il contributo prezioso della nostra collaudata squadra e della creatività degli autori, dei produttori e di tutte le maestranze coinvolte. E poi, le nostre storie si nutrono del mondo che ci circonda: cronaca, letteratura, arte, cinema, moda, costume. Siamo e dobbiamo essere sempre aperti e in ascolto. 

Uno sguardo alla contemporaneità senza perdere il contatto con le nostre radici, come si bilanciano questi elementi?

Produrre fiction è un mestiere che si fonda sulla capacità di alimentare e dare continuità al rapporto e alla fidelizzazione con il pubblico. Le storie vivono negli anni e dunque il nostro è un lavoro di misura e dosaggio: valorizzare, confermare e rinnovare finché si può il successo di un personaggio e, al tempo stesso, introdurre novità e sorprendere lo spettatore. E questo esercizio non può essere disgiunto dall’ascolto della società. Anch’essa si sposta, si trasforma e riarticola il rapporto tra le sue radici e il cambiamento che inevitabilmente interviene e obbliga a guardare al futuro. Ne sentiamo la responsabilità, tanto più in un momento come questo.

Come essere attrattivi sul mercato nazionale e internazionale?

Il mercato internazionale non è una sponda accessoria. La fiction vive e si nutre di uno scambio aperto e ininterrotto. L’internazionalizzazione è un banco di prova e una vetrina per il racconto italiano e l’italianità che veicola. La fiction della Rai ha dimostrato nel tempo la sua capacità di competere ai massimi livelli in un mercato in cui vince la qualità e la creatività. Voglio solo ricordare, in tempi recenti, la linea che va dalle tre stagioni della saga dei Medici alle tre de L’amica geniale.

In questo quadro è decisiva la nostra partecipazione all’Alleanza Europea con i servizi pubblici francese e tedesco. Siamo tre broadcaster che cooperano in una logica pragmatica, flessibile e fattiva volta a realizzare progetti di grande impatto rivolti al pubblico internazionale, in cui tutti possano riconoscersi. Ne è un esempio il mistery drama Sopravvissuti di cui, come dicevamo, siamo stati Paese guida.

La Rai è alla continua ricerca di nuovi autori, lo testimonia il master in scrittura seriale di fiction

Nei giorni scorsi è stata inaugurata la quarta edizione del Master di Scrittura Seriale di Fiction organizzato dal Centro italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo, con sede a Perugia, in collaborazione con la Direzione Fiction. È una grande opportunità per i giovani che sono interessati a imparare come si scrive e realizza una serie televisiva e a conoscere i segreti della nostra Fabbrica delle Storie. Ho citato più volte la serie Sopravvissuti e mi fa piacere ricordare che il progetto è stato ideato proprio da quattro giovanissimi autori formatisi al nostro Master. Gli autori sono il pilastro del processo creativo di una storia. La serialità Rai si alimenta della loro capacità di essere in sintonia con il pubblico e interpretarne – con l’anticipo che dicevo – preoccupazioni e desideri. In altre parole, di tradurre l’attualità che sarà in un immaginario attraente e, come si richiede al servizio pubblico, legato al nostro Paese, forte di valori e capace di raccontarlo nel mondo. Ma la considerazione è ancora più generale, è nostro ed essenziale compito sostenere ogni sforzo per portare nuovi talenti in tutte le fasi del ciclo produttivo, dagli attori alle professionalità tecniche e creative.

Quanto la contaminazione tra fiction e cinema ha dato impulso a una serialità sempre più di qualità?

Non si tratta tanto di contaminazione quanto di un allargamento di prospettiva. Sono cadute le barriere che una volta isolavano la fiction dal cinema. In questi anni il comparto della serialità e delle storie per la televisione è cresciuto in consapevolezza e qualità e ha costruito un rapporto profondo con il pubblico più largo. La svolta è arrivata con il digitale: oggi non ci sono più compartimenti stagni, conta la trasversalità del prodotto audiovisivo e le sue tante declinazioni possibili in termini di destinazione e di formati, con registi, attori, scrittori che lavorano su tutto l’arco delle possibilità offerte da un sistema così ricco e articolato. La fiction Rai degli ultimi anni può vantare un carnet importante di firme prestigiose del grande cinema: da Costanzo ad Archibugi, da Andò a De Angelis, solo per citarne alcuni. Ed ecco così che anche Marco Bellocchio per la prima volta con Esterno notte ha realizzato un grande progetto seriale, che ha avuto il privilegio di essere presentato in anteprima alla 75^ edizione del Festival di Cannes e che arriverà a novembre su Rai 1.

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I magnifici 24 di 01 Distribution

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IL CINEMA D’AUTUNNO

La casa di distribuzione cinematografica di Rai Cinema ha presentato i titoli che vedremo nelle sale da settembre a Natale. Pellicole attesissime firmate dai giganti del grande schermo (da Spielberg a Pupi Avati, da Garrone a Bellocchio a Polanski) e con gli interpreti più amati

Titoli capaci di lasciare un segno nel cuore e nella mente di ogni appassionato, racconti intensi che rappresentano il sogno e la contemporaneità. 01 Distribution ha presentato il listino dei film che ci accompagneranno nei mesi autunnali. Ed è proprio il caso di dire che ce ne sarà per tutti i gusti. Dal semi autobiografico “The Fabelmans” di Steven Spielberg a “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio, da “Dante” di Pupi Avati a “Io Capitano” di Matteo Garrone. E ancora gli ultimi lavori di Marco Bellocchio, “La conversione”, di Susanna Nicchiarelli, “Chiara”, di Nanni Moretti, “Il sol dell’avvenire”. Parola d’ordine, ancora una volta, qualità, per rinsaldare il rapporto con il pubblico nella magia della sala. Attesa per “Il colibrì” di Francesca Archibugi (adattamento del romanzo premio Strega di Sandro Veronesi), di “Killers of the flower moon” di Martin Scorsese, con De Niro e DiCaprio. Sul grande schermo accoglieremo le nuove opere di Roman Polanski (“The Palace”), Michele Placido (“L’ombra di Caravaggio”), Florian Zeller (“The son”). In arrivo il secondo capitolo della trilogia su “Diabolik” dei Manetti Bros e il nuovo documentario di Gianfranco Rosi, “In Viaggio”, che racchiude una serie di momenti dei viaggi e dei discorsi di Papa Francesco. Nel listino anche autori cresciuti in casa Rai Cinema, come Pietro Marcello (“Le Vele scarlatte”) e Sydney Sibilia (“Mixed ByErry”) e due commedie italiane: “Tramite amicizia” di Alessandro Siani, e “Quasi Orfano” di Umberto Carteni. Nel nostro speciale l’intervista a Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, e le schede, in anteprima, dei 24 titoli del listino 01 Distribution.

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La sala, emozione unica

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L’amministratore delegato di Rai Cinema al RadiocorriereTv: «Dal punto di vista produttivo il cinema italiano è cresciuto moltissimo. Nel listino proponiamo film di grandi autori che vogliono essere anche popolari, rivolti a un pubblico vasto»

Foto di Assunta Servello

Presentato da 01 il listino per la stagione autunnale, in quali mondi ci porterete nei prossimi mesi?

I film sono tanti e molto diversi tra loro. Al centro ci sono i grandi autori del cinema italiano, ma teniamo anche uno sguardo molto attento ai nuovi talenti, ai nuovi linguaggi. L’obiettivo è quello di tornare a stupire il pubblico cinematografico con film pensati e voluti per il grande schermo e che raccontino la storia del nostro Paese, i suoi grandi protagonisti, con una rilettura che sia un mix bilanciato tra cinema classico e moderno. Un modello che nel passato ci ha regalato grandi titoli, da “Il giovane favoloso” ad “Hammamet”, da “Il traditore” a “Dogman” e che in qualche modo, con “Dante” di Pupi Avati, “Chiara” di Susanna Nicchiarelli, “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido, “Il Colibrì” di Francesca Archibugi, “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio e altri in preparazione, continui su quel percorso.  Senza dimenticare che abbiamo altri maestri al lavoro, come Matteo Garrone (“Io capitano”), Nanni Moretti (“Il Sol d’avvenire”), Marco Bellocchio (“La conversione”).

Numerosi anche i titoli e gli autori internazionali…

Abbiamo Steven Spielberg con “The Fabelmans” e Martin Scorsese con “Killers of the flower moon”, tanto per citarne due non proprio marginali, e abbiamo coprodotto anche il nuovo film di Roman Polanski  “The Palace”. Un listino di tanti film di grande peso specifico che spero ci possano aiutare a riportare il pubblico italiano in sala.

In che direzione sta andando il cinema italiano e cosa è possibile fare per salvare le sale?

Dal punto di vista produttivo il cinema italiano è cresciuto moltissimo, prova ne sono i film che compongono il nostro listino, titoli importanti sia dal punto di vista dell’investimento sia nella cura e nella scelta delle storie, con una prevalenza di film di grandi autori che si rivolgono però a un pubblico vasto.  Dal punto di vista produttivo è un momento florido, positivo, la qualità media è aumentata, i produttori sono cresciuti, sulla sala purtroppo stiamo affrontando la crisi più grande dalla nascita del cinema, soprattutto in Italia. In altri Paesi c’è stata un’inversione di tendenza, il pubblico è tornato parzialmente in sala, anche se ancora non ci sono i numeri del pre covid, mentre in Italia questa tendenza ancora non c’è, soprattutto per il cinema italiano. Il nostro mestiere è quello di fare bei film, film importanti, cercando di far sì che la comunicazione arrivi a un pubblico più vasto possibile, sperando che ci si svegli da questo incubo che ci ha lasciati sul divano di casa per tre anni, e che la gente possa trovare lo stimolo a cercare di nuovo il piacere della visione nel buio di una sala, che è e resta completamente diversa da ogni altra forma di fruizione.

Quanto i fatti drammatici degli ultimi anni, covid in primis, hanno influenzato la narrazione cinematografica?

Gli ultimi due anni hanno stimolato una forte produzione creativa e hanno visto autori e registi concentrarsi sulla nostra storia, pensiamo “All’ombra di Caravaggio”, a “Dante” o a “La conversione”, la storia di un bambino ebreo rapito dal Vaticano, a “Chiara”, che parla di Santa Chiara e San Francesco. Il cinema di narrazione prende molti spunti dalla storia del nostro Paese e del resto del mondo: c’è voglia di raccontare cose realmente accadute o personaggi esistiti.

Qual è il punto d’incontro tra gli obiettivi del Servizio Pubblico e dei vostri partner privati impegnati nella coproduzione?

Il punto virtuoso è fare bei film, opere che possano essere visibili il più possibile in sala e in tutte le altre forme di fruizione. Non facciamo beneficienza, siamo partner industriali, dobbiamo avere da un lato la visibilità più ampia possibile dei nostri film, dall’altro riscontri in termini commerciali ed economici. Fino allo scorso anno è sempre avvenuto.

Si avvicina il Festival di Venezia…

Sono convinto che avremo una presenza come e anche più forte del solito. A Venezia portiamo sempre tantissimi film, penso che ci aspetterà un bel concorso, anche per i film italiani. Sarà una bella edizione.

Quale auspicio per il cinema italiano?

Che il pubblico, che fino al febbraio del 2020 aveva fatto sì che il nostro cinema attraversasse un periodo meraviglioso, (pensiamo che in quel periodo la quota del cinema italiano in Italia era del 37 per cento), ritorni al cinema per godersi la magia dello spettacolo nel buio di una sala, per rimanere in una situazione di protezione, di sospensione, lasciando vita e problemi al di fuori. La sala è una forma di fruizione assolutamente unica e insostituibile.  

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