Arriva Imma, “so affari nostri”
Vanessa Scalera
Seconda volta nei panni del Sostituto Procuratore materano nato dalla penna di Mariolina Venezia. Una donna fuori dagli schemi che non ama piacere e che va dritta al sodo. «Se hai la fortuna di lavorare con una famiglia e con un regista straordinario come Francesco Amato, tutto è più facile» racconta l’attrice pugliese al RadiocorriereTv, ora impegnata al cinema con “L’Arminuta”, film tratto dal bestseller di Donatella Di Pietrantonio. Con le sue mise leopardate, Imma Tataranni ci aspetta in prima serata su Rai1 dal 26 ottobre
Imma irrompe ancora una volta in Tv, e ora sono “affari nostri”…
Sono le parole pronunciate dalla Tataranni nel promo e, anche se il pubblico non lo ricorderà, lo avevo inciso già per la prima stagione. Questo “e mo so affari vostri” è un refrain di Imma. Lei non è cambiata per niente.
La prima volta nei panni di un Sostituto procuratore non si scorda mai, la seconda invece?
E la seconda nemmeno, anzi è peggio della prima (sorride). Anche in questa occasione c’è stata una mole di lavoro enorme, molto faticosa. Girare otto puntate è impegnativo, ma se hai la fortuna di lavorare con una famiglia e con un regista straordinario come Francesco Amato, tutto è più facile.
Essere di nuovo nei suoi panni, com’è andata?
Trasformarsi in altro da sé è il lavoro dell’attore, che non è mai proporre se stessi. Il cambiamento è, quindi, all’ordine del giorno, fa parte del gioco del mestiere.
Imma non cambia, e gli altri personaggi che si muovono intorno?
Nemmeno, perché gli esseri umani non cambiano. Quello che muta sono le vicende e come i personaggi vengono mossi dal quotidiano. Ognuno di noi affronta il quotidiano in maniera diversa, piccole e grandi depressioni o infelicità ma, trattandosi di una commedia, anche se con toni a volte noir, non ci sono mai eventi tragici. I ruoli rimangono gli stessi, come è giusto che sia, altrimenti non avrebbero senso di esistere le serialità, se proponi al pubblico un’altra tipologia di personaggio.
A proposito di Imma ha dichiarato che rappresentava “un altro femminile”. Cosa intendeva?
Più che un femminile, intendevo che un essere umano così vero, crudo e nudo non si era mai visto nella generalista. Portando in televisione il personaggio del romanzo di Mariolina Venezia, abbiamo osato nel look, nella recitazione, nel modo di parlare, nel suo essere dirompente. È una donna che non intende assolutamente piacere, non è particolarmente bella, piuttosto è charmante nel carattere. Lei è Imma. Questa, credo, sia la grande forza del personaggio, una donna che non strizza l’occhio a nulla. Se ti viene data la possibilità di interpretare un ruolo così, devi mettere la quinta, metterti in gioco, anche stravolgendo completamente la tua immagine. Il mix è vincente se poi incontri una penna e una regia straordinarie.
Un personaggio femminile di questo tipo ha fatto da apripista nella Tv generalista, o c’è ancora tanto da rischiare?
Non lo so, sono passati pochi anni dalla prima stagione, ora si scrivono molte più storie con personaggi femminili protagonisti. Devo dire però che, ogni volta che sento parlare del femminile, sento un brivido dietro la schiena, perché mi sento un animale nello zoo da tutelare, come un panda in via di estinzione. Forse non dovremmo più parlare di noi come soggetti deboli, come persone che hanno bisogno di aiuto, e quindi che si deve scrivere per noi, si deve lavorare per noi… Noi donne non abbiamo bisogno di essere protette dal mondo circostante, abbiamo necessità però di scrittori e sceneggiatori straordinari che creino per noi personaggi come Imma, di registi come Francesco che credono nella potenzialità di un’attrice fino all’altro ieri sconosciuta al grande pubblico, anche se avevo fatto “Lea” di Marco Tullio Giordana. Abbiamo bisogno di lavorare, di essere riconosciute per la nostra professionalità, i passi in avanti si fanno smettendo di sentirsi soggetti deboli.