Ario Nikolaus Sgroi
Nel mio futuro la passione
Nuove storie, nuove sfide per i ragazzi della Compagnia…
Siamo cresciuti e siamo a un passo dalla maturità, pronti alle nuove sfide della vita e al confronto con i nuovi personaggi che fanno di tutto per scombussolare le nostre esistenze.
Come sta Robbo?
È ormai grande fisicamente, anche se rimane lo stesso ragazzo che abbiamo apprezzato nella prima stagione. La sua storia familiare l’ha costretto a crescere in fretta, anche se per certi aspetti è rimasto ancora un bambino. Nella prima stagione era alle prese con l’adolescenza, sempre chiuso nel Conservatorio con gli stessi amici. La sua cerchia ristretta era un po’ la comfort zone che gli dava sicurezza. In questa seconda stagione, però, Robbo ha voglia di sperimentare, di mettersi in gioco, aprirsi a nuove conoscenze. È buffo il modo in cui si approccia alle novità.
Cosa l’ha conquistato del suo personaggio?
La prima volta che l’ho incontrato mi hanno attratto la sua fantasia, la sua capacità di evadere dal mondo reale, di astrarsi in cerca di un locus amenus per risolvere i suoi problemi. Anche se è diventato grande, conserva la sua creatività e ha voglia di affrontare le situazioni in maniera più diretta, perché non ha più paura della realtà.
Qual è la sfida di una serie come “La Compagnia del Cigno”?
Credo che tutti noi ragazzi ci siamo fatti un discorso interiore, ci siamo detti che la prima volta ci siamo messi alla prova come attori, ma al primo posto c’era la musica. Siamo stati scelti non solo perché sapevamo recitare, ma perché sapevamo suonare uno strumento. In questa seconda stagione non bastava essere musicisti con capacità da attori, ci siamo dovuti impegnare di più nella recitazione, conoscevamo le dinamiche di un set e potevamo focalizzare meglio gli obiettivi nuovi da raggiungere. Secondo me abbiamo fatto un buon lavoro.
Sette note che si ritrovano sullo stesso spartito, proprio come voi Cigni…
Ritrovarsi è stato emozionante. Abbiamo iniziato a girare a febbraio dell’anno scorso, quando la pandemia era ancora un discorso lontano. Ci siamo interrotti per qualche mese e finalmente a giugno abbiamo ripreso a lavorare, capendo ancora di più l’importanza di quello che stavamo facendo.