LUCA ARGENTERO
Dottore sul set e presto papà
Protagonista di “DOC Nelle tue mani”, la serie di Rai Fiction che giovedì scorso, al debutto su Rai1, ha incollato davanti al teleschermo oltre X milioni di telespettatori, l’attore torinese racconta al RadiocorriereTv l’intensa esperienza umana e professionale: “fare il medico è qualcosa che ha più a che fare con l’eroismo che con la carriera o il denaro, i fatti drammatici di questi giorni lo testimoniano”. E ancora, sull’imminente paternità, afferma: “Sto per diventare padre, sono monotematico, penso solo a quello, a come gestire l’arrivo di un bebè”
A distanza di tre anni torna in televisione con una serie che parla di un medico, proprio nel momento in cui i medici sono in prima linea per affrontare un’emergenza globale. Come si è accostato al suo personaggio?
In modo molto diretto perché quella raccontata da “DOC” è una storia vera e il medico di cui stiamo parlando, Pierdante Piccioni, esiste, ha scritto un libro e oggi è davvero in prima linea nel centro nevralgico dell’emergenza Coronavirus nel nord Italia, tra Lodi e Codogno. Mi sono accostato al personaggio, che nella serie ha il nome di Andrea Fanti, prima attraverso il racconto personale di Pierdante, quindi con un po’ di preparazione tecnica, trascorrendo del tempo in un reparto d’ospedale, per capire come funziona l’attività.
Che consigli le ha dato il dottor Piccioni?
Nessun consiglio, è stato un narratore. In Andrea Fanti c’è l’esperienza personale di Pierdante Piccioni e ci sono delle sfumature, più sottili, legate al mio sentire la vicenda. Risvegliarsi dopo dodici anni di coma significa avere di fronte uno scenario che non riconosci più. Molto banalmente, in dodici anni il mondo cambia, stiamo vedendo come possa cambiare anche in pochi giorni.
Mi racconta che cosa ha provato, da osservatore, in reparto?
Ho avuto da subito la conferma di quel che pensavo, ossia che quella del medico non è solo una professione, ma una vocazione. Anche i fatti, drammatici, di queste settimane, ci raccontano come non si possa parlare di un lavoro: fare il medico è qualcosa che ha più a che fare con l’eroismo che con la carriera o il denaro. Nelle mie giornate in ospedale ho conosciuto persone che operano al di là della definizione stessa di professione, è una questione più complessa, che riguarda i medici e i pazienti, sono dinamiche emotive molto più belle e profonde. Mi auguro che i medici che vedranno “DOC” vivano la serie come un sincero omaggio, realizzato con estremo rispetto, a chi, come loro, si prodiga ogni giorno per il prossimo. Abbiamo cercato di rendere il racconto credibile, di non dare al telespettatore la sensazione di trovarsi in una fiction.