Antonio Milo

Un uomo di cui fidarsi

Interpreta il fidato amico e assistente di Ricciardi nella serie in onda il lunedì in prima serata su Rai 1. “Il Brigadiere Raffaele Maione, dopo la perdita del figlio, riversa sul commissario il suo senso paterno – spiega l’attore – E’ un ruolo importante in una storia importante. E’ un personaggio che racchiude le molte anime di Napoli”.

Nella serie interpreta Raffaele Maione, il fedele assistente del Commissario Ricciardi. Un uomo pratico, sempre pronto nella risoluzione dei casi…

E’ il braccio destro e l’amico fidato del Commissario Ricciardi, con il quale segue le indagini e condivide i dubbi. Maione è collegato a lui a doppio filo perché vive un lutto importante per la perdita del figlio, che mette in discussione anche l’equilibrio della sua stessa famiglia, e il Commissario in qualche modo lo aiuta a riempire questo vuoto. E lui riversa il senso paterno su Ricciardi.

Esiste dunque un grande legame tra Raffaele Maione e il Commissario Ricciardi. Come siete riusciti, sul set, a creare questa sintonia?

Per quanto tu possa prepararti o utilizzare tecniche professionali, alla fine scattano delle affinità elettive e in questo siamo stati fortunati. Tra me e Lino Guanciale c’è stata subito sintonia e siamo diventati molto amici. C’è un aneddoto particolare da spiegare: noi non ci siamo conosciuti prima come persone e poi come personaggi della serie, ma il contrario. L’ho incontrato per la prima volta mentre stavo girando una scena della prima puntata. Mi sono sentito chiamare ed era lui:  mi ha chiesto come stavo chiamandomi Maione, e io gli ho risposto “Tutto bene Commissà, scendo subito”.

Come ci ha ricordato, il suo personaggio è riuscito a superare una tragedia personale, la morte del figlio. Com’è riuscito ad interpretare  un uomo che vive una ferita indelebile?

E’ stato molto difficile per me. Per quanto io non sia genitore, ho subito altre perdite importanti. Ho dunque equiparato la tragedia che dovevo interpretare ad un altro mio dolore, scavando nel mio bagaglio emotivo. Ho lavorato su quella mancanza, sui sensi di colpa che possono nascere quando una persona importante non c’è più.

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